![]() e ritira quando vuoiScopri come ![]() ![]() I fantasmi di pietradi Mauro Corona
Trama del libroErto. Un paese abbandonato, silenzioso, fermato in un'istantanea il 9 ottobre 1963, quando il fianco del monte Toc precipitò nell'invaso del Vajont. Eppure quelle case, quelle cucine, quelle stalle, di cui restano solo i muri insidiati dall'abbraccio delle edere e delle ortiche, sono ancora abitate. E una popolazione di fantasmi che Mauro Corona suscita ripercorrendo porta a porta, casa per casa, le quattro strade deserte che un tempo risuonavano di voci, del rumore degli strumenti di lavoro, della vita di ogni giorno. Una tazza, una falce, una gerla, un secchio da mungitura, una bottiglia lasciata a metà di quel vino che dava forza e smemoratezza, ogni oggetto richiama in vita, nella memoria dell'autore, un personaggio, un fatto buffo o tragico, una leggenda, una storia d'amore o di terrore. Ne nasce un racconto commovente ed esaltante che si snoda lungo l'arco delle quattro stagioni mentre uomini, animali, piante e cose, ognuno riaccende la propria scintilla di vita.I libri più venduti di Mauro CoronaAcquistali insieme
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Recensioni degli utentiScrivi una nuova recensione su I fantasmi di pietra e condividi la tua opinione con altri utenti. Voto medio del prodotto: ![]() di P. Fernanda Giacomina - leggi tutte le sue recensioniUn libro triste e malinconico, a tratti ripetitivo ma che cos'è la malinconia se non quel perpetuarsi dei nostri ricordi in quel che non c'è più? I fantasmi che Mauro Corona vede nel ripercorrere il suo paese abbandonato al degrado, all'ingiuria del tempo degli ultimi 40 anni o poco più, appena trascorsi, sono ricordi di persone che come pietrificate in quelle case o in quel che resta di esse, prendono vita nei suoi pensieri, nella sua memoria, come a testimonianza di non essere morte ma sempre vive. Non è così per il paese che, ogni giorno di più, muore. Uno scrollo alla coscienza perchè non ci si dimentichi del suo passato, dove è nato, dove è cresciuto, dove tutto in un solo giorno è stato spazzato via improvvisamente e che d'allora, dopo l'abbandono nulla è più come prima. Ma se è vero che la natura ritorna a prendersi quello che gli è stato strappato via con la forza è anche vero che le quattro stagioni con fare perpetuo tornano a ripresentarsi ogni anno come a dire che c'è ancora speranza e per non fare morire il suo paese c'è solo un modo, mantenerlo vivo! Ritieni utile questa recensione? SI NO ![]() di P. Priscilla - leggi tutte le sue recensioniCorona, ha uno stile e un modo di parlare molto diretto, non a tutti piace. Ne i fantasmi di pietra racconta di un paese quasi fantasma colpito da una delle tante catastrofi naturali, una grossa frana, la frana del vajont. Una scrittura scabra, che ti colpisce e le cose non le manda certo a dire... Una romanzo per riprendersi dai piagnistei da cui siamo circondati. ![]() di L. Yalin - leggi tutte le sue recensioniè davvero speciale, mi fa pensare alla natura che oggi abbiamo dimenticato un po' forse perché siamo troppo occupati, ha detto lui. Mi fa ricordare anche alla voce della pianta che mi è colpita molto! Dobbiamo leggere questo libro, forse ci può cambiare le idee della natura. Gli uomini davanti ai disaggi naturali sono deboli. ![]() di M. Sara - leggi tutte le sue recensioniMauro Corona ripercorre le strade del proprio paese ucciso dalla tragedia del Vajont del 1963. In una breve quanto intensa camminata nelle vie ormai vuote che lo hanno visto ragazzino, rivive tutta una serie di ricordi e di tradizioni rimaste immutate nella memoria di chi quella vita l'ha vissuta, ma di cui il territorio fa trasparire solo un vago ricordo. Suggestivo. ![]() di F. Giulio - leggi tutte le sue recensioniAttraverso la descrizione delle 4 vie del paese e delle case nelle quattro stagioni dell'anno, l'autore rievoca gli abitanti del paese, le famiglie, dando vita alle storie e le leggende che Erto vecchia racchiude in sè in un malinconico passato. Un ode ai vecchi abitanti morti per il disastro vajont o sfollati in seguito e mai ritornati. ![]() di B. Stella - leggi tutte le sue recensioniI fantasmi di pietra è un libro nostalgico e malinconico nel quale, attraverso le quattro stagioni, si rivivono i racconti e le storie degli abitanti di Erto, prima che la diga del Vajont lo spazzasse via in quel tragico 9 ottobre 1963. Una poesia lunga un libro che incanta con la descrizione di personaggi che non ci sono più. ![]() di S. Ilaria - leggi tutte le sue recensioniLibro molto interessante in cui si può comprendere come si viveva una volta nei paesi di montagna. Mauro corona riesce a far riemergere tutte le leggende e tutti gli abitanti del suo paese che è stato distrutto dalla grande catastrofe del vajont. Descrizioni molto dettagliate. Ne consiglio la lettura. ![]() di M. STEFANO - leggi tutte le sue recensioniPer gli amanti del genere, un libro affascinante, malinconico ma nello stesso tempo carico di fascino, nelle righe si respira l'atmosfera del posto, la semplicità della gente, leggendolo sembra di avvertire il crepitio del fuoco, il silenzio invernale ed i profumi delle stagioni! La migliore espressione di Mauro Corona a mio avviso, dove trasmette delle sensazioni a pelle. ![]() di R. Andrea - leggi tutte le sue recensioniInizialmente l'avevo abbandonato, ma solo perché non ero pronto. Leggere un libro di montagna necessita lo spirito giusto. Un libro capitale, fondamentale, nell'educazione intellettuale e morale dell'uomo contemporaneo. Quattro vie di un paese abbandonato dopo la tragedia del Vajont nel '63 (Erto); quattro stagioni ognuna con i propri colori, i propri profumi e le storie di tanta gente che non c'è più. Un cammino nella memoria, tra quei fantasmi di pietra -le case- che ancora non hanno ceduto alle spallate del tempo. Un libro che può riassumersi con questa frase di Hofmannsthal: "Amo immensamente questa terra e più passano gli anni più essa mi sembra ricca. Quando sarò vecchio, dai suoi boschi e dai suoi torrenti mi verranno incontro i ricordi dell'infanzia, e il cerchio si chiuderà". ![]() di M. Giorgio - leggi tutte le sue recensioniPiù che in altri libri di Mauro questo esprime la sua alta espressione poetica, bella la narrazione che si svolge con il corso delle 4 stagioni, pare leggendolo di passegiare accanto a lui nel vecchio paese fantasma, e di vedere i personaggi che di volta in volta, di casa in casa vengono dall'autore evocati. ![]() di C. Liviana - leggi tutte le sue recensioniIn questo libro, mauro corona rivive e fa rivivere il suo povero paese ferito con semplicità e tenerezza facendolo diventare, in un certo modo, immortale. ![]() di B. Alfio - leggi tutte le sue recensioniMauro Corona, restitutisce vita ad un paese sperduto, ricrea il clima dei paesi di montagna con descrizioni poetiche e piene di nostalgia, malinconia, tristezza e un pizzico di speranza. Un grande Autore e un grande libro. ![]() di C. Lorenzo - leggi tutte le sue recensioniDevo dire che questo libro è stata la spinta a visitare Erto ed è, fra quelli di Mauro Corona, il mio preferito per le emozioni suscitate. Il racconto dei luoghi nelle memorie del personaggio che, percorrendo le strade del vecchio paese tra muri e case diroccate è assalito dai ricordi della vita di questo paesino di montagna prima del disastro del Vajont. Questo micro cosmo che non potrà più tornare. Il linguaggio a volte è duro volgare, ma l'autore è così un uomo tagliato con "la manera" crudo, diretto, sincero senza mezzi termini O lo si ama o lo si odia. ![]() di D. Elena - leggi tutte le sue recensionii fantasmi di petra sono le case di Erto, paesino distrutto quando il fianco del monte precipitò nell'invaso del Vajont. In questo libro sono a parlare i muri, le cucine, le stanze, i ricordi di chi ha abitato questo paesino. Corana scrive in modo diretto, a volte molto crudo e capita che scivoli anche nella volgarità, ma corona è un uomo di montagna, un'artista, un'alpinista, un uomo fuori dagli schemi comuni e questo si evince nei suoi libri. Leggendo ho sentito però la gioia e il loro dolore di queste case. Lo consiglio. ![]() di C. Chiara - leggi tutte le sue recensioniQuanto di buono c'è in alcune descrizioni si perde nei fatti di una volgarità inaccettabile, come il morto che... non si può riferire. Ma il Corona non si vergogna di confondere libri ricchi di malinconia con stupidaggini d bar? ![]() di R. Simone - leggi tutte le sue recensioniCorona racconta le sue montagna, la sua Erto, o meglio, racconta quello che era, prima del Vajont, prima della distruzione. I quattro capitoli del libro corrispondono alle 4 stagioni: e in ognuna l'autore ci accompagna tra i resti del suo paese, rievocando storie, personaggi, leggende, con uno stile asciutto, senza fronzoli, e un latente dolore che emerge da ogni pagina, ma senza mai scadere nel patetico. Probabilmente il mio libro preferito di Corona: da leggere. ![]() di C. Serena - leggi tutte le sue recensioniCome si fa a immettere barzellette da bar spacciandole per storie di un paesino di montagna? Peccato che c'era poesia e anche arte nelle immagini di questo mondo abbandonato dopo il Vaiont. Però non si può essere volgari nei romanzi, caro Corona. ![]() di F. Gianmaria - leggi tutte le sue recensioniIn questo libro lo scrittore racconta come in prima persona vive l'abbandono della montagna, paesi fantasma, case disabbitate che si lasciano cadere ed erodere dal tempo.. ![]() di M. Renzo - leggi tutte le sue recensioniDi questo suo libro l'autore ha detto "Ho scritto la Spoon River del mio paese perduto" e Mario Rigoni Stern, lo scrittore a cui Corona viene spesso accostato per le tematiche, ritenne che questo fosse il miglior lavoro dell'artista friulano, perché il racconto va con le stagioni e subito viene il desiderio di andare avanti nella lettura con ingordigia. In queste due opinioni mi ritrovo anch'io, come si potrà meglio comprendere nella prosecuzione di questa mia. Erto, da quando si staccò il 9 ottobre 1963 un'immensa frana dal monte Toc, precipitando nell'invaso del Vaiont e sollevando un'onda altissima che sconvolse gli abitati vicini e rase al suolo in pianura il paese di Longarone, è un agglomerato di case abbandonate, in cui la natura avanza riprendendo possesso di quello che le era stato tolto. Le visite di Mauro Corona in questo paese ormai morto, effettuate durante le stagioni dell'anno, sono un pellegrinaggio della memoria, alla riscoperta di un passato nemmeno tanto lontano, ma che, in quelle vie ormai spopolate e in quelle case dove rigogliose crescono le ortiche, sembra infinito, come se il tempo si fosse fermato in quella notte e avesse vetrificato i giorni. Ogni casa è come una lapide di Spoon River, senza epigrafi, se non quelle che emergono prepotenti dalla memoria dell'autore. E così conosciamo chi erano gli abitanti, le loro storie, a volte addirittura risalenti, per effetto della trasmissione orale, a epoche assai precedenti. Per certi aspetti il racconto diventa un poema, un canto intimo che l'autore avverte in sé mano a mano che procede per le vie deserte. Nulla sfugge al ricordo, emergono dalle nebbie dell'oblio figure che non potranno che restarvi in mente, personaggi all'apparenza insignificanti, ma che nella narrazione, senza enfasi peraltro, acquistano una luce propria di straordinaria intensità. C'è l'infanzia, povera, di Mauro Corona, ci sono perfino leggende popolari che riacquistano nerbo, come la maledizione delle streghe che prevedeva, anche se in termini generici, il disastro del Vajont. Quelle mura vuote, quei tetti sfondati rivivono grazie alla memoria e alla straordinaria magia della scrittura che fa rinascere una realtà che non c'è più. Sovente sembra di essere accanto all'autore in questa sua deambulazione, scoprendo con lui piazze, osterie, officine di fabbri, ma non è solo una serie di ritratti che ci viene proposta, perché non sono figure statiche quelle degli abitanti, ma riusciamo a coglierli nella loro attività, nella vita di ogni giorno, nelle bevute all'osteria, nel lavoro dei campi, nella cruda desinenza delle morti. Grazie a Mauro Corona il paese defunto torna in vita e lo vediamo com'era in un periodo di riferimento tipico, quell'anno solare in cui le quattro stagioni ci portano il profumo della primavera, il calore dell'estate, i tappeti di foglie dell'autunno e la fiamma nel camino dell'inverno. E' una narrazione commovente, a volte anche struggente, è il più bell'omaggio che l'autore potesse fare al suo paese morto, rendendolo immortale con questo stupendo libro. E' inutile che aggiunga che la lettura, più che consigliata, è raccomandata. ![]() di G. Eugenio Maria - leggi tutte le sue recensioniStupendo scritto di Mauro che ancora una volta non ci stanca di ricordare quello che significa avere radici profonde. Tutti abbiamo delle radici,sta ad ognuno di noi,tenerle vive. Leggi anche le altre recensioni su I fantasmi di pietra (20) Prodotti correlatiGli altri utenti hanno acquistato anche... |
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