Epepe di Ferenc Karinthy edito da Adelphi
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Epepe

Editore:

Adelphi

Collana:
Fabula
Traduttore:
Sgarioto L.
Data di Pubblicazione:
11 giugno 2015
EAN:

9788845929922

ISBN:

8845929922

Pagine:
217
Disponibile anche in E-Book
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Trama Epepe

Ci sono libri che hanno la prodigiosa, temibile capacità di dare, semplicemente, corpo agli incubi. "Epepe" è uno di questi. Inutile, dopo averlo letto, tentare di scacciarlo dalla mente: vi resterà annidato, che lo vogliate o no. Immaginate di finire, per un beffardo disguido, in una labirintica città di cui ignorate nome e posizione geografica, dove si agita giorno e notte una folla oceanica, anonima e minacciosa. Immaginate di ritrovarvi senza documenti, senza denaro e punti di riferimento. Immaginate che gli abitanti di questa sterminata metropoli parlino una lingua impenetrabile, con un alfabeto vagamente simile alle rune gotiche e ai caratteri cuneiformi dei Sumeri - e immaginate che nessuno comprenda né la vostra né le lingue più diffuse. Se anche riuscite a immaginare tutto questo, non avrete che una pallida idea dell'angoscia e della rabbiosa frustrazione di Budai, il protagonista di "Epepe". Perché Budai, eminente linguista specializzato in ricerche etimologiche, ha familiarità con decine di idiomi diversi, doti logiche affinate da anni di lavoro scientifico e una caparbietà senza uguali. Eppure, il solo essere umano disposto a confortarlo, benché non lo capisca, pare sia la bionda ragazza che manovra l'ascensore di un hotel: una ragazza che si chiama Epepe, ma forse anche - chi può dirlo? - Bebe o Tetete. Budai, un famoso linguista, lascia le rive del Danubio e si mette in volo verso Helsinki. Epépé è un romanzo di Ferenc Karinthy che ci conduce alle porte di una nuova Babele. L’uomo infatti quando si sveglia si ritrova in realtà in una città sconosciuta dove gli abitanti parlano una lingua da lui mai sentita, nonostante Budai conosca più di trenta idiomi. Le scritte dei cartelli hanno un alfabeto incomprensibile e tutto è incredibilmente assurdo, dallo stile di vita della popolazione al suono che emettono per parlarsi. Ma dove si trova Budai e perché la gente passa le giornate a far la fila davanti ai negozi e nelle strade? Epépé ci conduce sulle vie di un mistero che attanaglia e angoscia il povero protagonista, ignaro di dove si trovi e con che tipo di gente abbia a che fare. Il problema dell’incomunicabilità con il resto del mondo, che si trova si fronte, rende il racconto claustrofobico. Budai è assillato dal bisogno di sapere chi sono “gli altri”, altrimenti per lui, che di mestiere fa il linguista, la sua vita diventerebbe improponibile. Karinthy ci regala un romanzo avvincente e avvolgente che ci impedisce di staccare l’occhio dalla pagina. La storia ungherese è nascosta dietro a questo mistero perché gli sconosciuti che fanno cose strane e parlano lingue incomprensibili possono chiaramente essere riferiti ai russi del regime sovietico che invasero il Paese dello scrittore tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Il paragone non è mai esplicitato dallo scrittore di Budapest, ma il senso di costrizione e imprigionamento fanno pensare alla dittatura e all’invasione che segnò l’Ungheria e la vita dello stesso Karinthy.

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4 di 5 su 1 recensione

SoddisfattaDi T. Riccardo-17 marzo 2018

Romanzo che suscita ansia. È una situazione surreale. Il protagonista è un professore che si sente estraniato dal mondo e dalla tradizioni con cui si scontra e che non sente proprie. Questa lettura mi ha fatto molto riflettere.