Eliogabalo o l'anarchico incoronato di Antonin Artaud edito da Adelphi

Eliogabalo o l'anarchico incoronato

Editore:

Adelphi

Collana:
Gli Adelphi
Edizione:
3
A cura di:
A. Galvano
Data di Pubblicazione:
2 gennaio 1991
EAN:

9788845907951

ISBN:

8845907953

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4 di 5 su 1 recensione

L'"anarchia" al potereDi S. Vito-15 ottobre 2010

Considerata la difficoltà a reperire la vita di Elagabalo imperatore di Elio Sparziano (dell'Historia Augusta, fonte antica per la dinastia dei Severi), chi si accosti al romanzo di Artaud con l'intento di scoprire qualcosa di più sul personaggio del titolo sappia che andrà incontro a una cocente delusione! Scritto nel periodo tra le due guerre mondiali, il libro risente dell'atmosfera inquieta del periodo portando alle estreme conseguenze gli sperimentalismi delle avanguardie di inizio secolo coniugate con un un po' di compiacimento di marca ancora decadente. La struttura del testo è tripartita: la seconda, quella filosofica, sul culto del Sole di cui Eliogabalo fu sacerdote, è la migliore anche se la più densa. Per il resto, la vicenda si snoda tra traduzioni delle fonti antiche (Dione Cassio, Erodiano e il già citato Elio Sparziano),approntate dallo stesso Artaud, ed episodi di vita scabrosi del precoce imperatore adolescente. La religione solare e pederastica dell'Eliogabalo sacerdote-imperatore-dio ha, effettivamente, avuto una serie di ricadute sul suo governo e sulla amministrazione della burocrazia statale. E le sue scelte irridevano dall'interno la figura dell'imperatore romano come garante della pax, contribuendo a disgregare una compagine statale secolare. Si tratta del rinvio a un principio di anarchia. Il sacerdote del culto della guerra dei principi - maschio, femmina; Sole, Luna -, diventato imperatore romano e avendo ricondotto a un punto di equilibrio gli estremi, rinvia - ma si potrebbe dire incarna -, con il suo esempio, a una molteplicità disgregatrice e sostanzialmente anarchica, esautorando di senso politico la carica da lui stesso rivestita. C'è chi non ha lesinato l'ipotesi che Artaud adombri se stesso sotto le spoglie del suo Elagabalo, ma in fondo poco importa: il romanzo rimane nel limbo di una curiosa sperimentazione, forse troppo compiaciuta per lasciare un segno profondo nella coscienza del lettore.