Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò. La storia di Ahmed Malis
- Editore:
Giunti Editore
- Collana:
- Link
- Data di Pubblicazione:
- 2 settembre 2020
- EAN:
9788809880641
- ISBN:
8809880641
- Pagine:
- 240
- Formato:
- brossura
- Argomenti:
- Narrativa generale (bambini e ragazzi), Biografie: artisti e personalità dello spettacolo
- Età consigliata:
- 14 anni
Trama Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò. La storia di Ahmed Malis
Una storia di riscatto, solidarietà e tenacia: perché solo quando ci crediamo fino in fondo, i sogni possono diventare realtà. Ahmed Malis, un ragazzo di origine egiziana, figlio di genitori immigrati a Milano negli anni Ottanta, ama disegnare ed è un vero prodigio autodidatta. La sua famiglia, però, non ha abbastanza disponibilità economica per mandarlo all'Accademia d'arte e sogna per lui un futuro solido, non certo da artista. Ahmed frequenta insieme ai suoi fratelli il centro di aggregazione giovanile CDE Creta, molto attivo nel quartiere milanese del Giambellino. Proprio qui, grazie all'iniziativa di un educatore che più di tutto vuole dare una chance a questi adolescenti spesso allo sbando, Ahmed riesce a pubblicare i suoi disegni sul Corriere.it e a realizzare il suo sogno. I disegni della copertina e degli interni sono di Ahmed Malis. Età di lettura: da 13 anni.
Recensioni degli utenti
Una realtà vissuta-28 settembre 2020
Il volume narra di un ragazzo di periferia dotato di estro artistico. Egli frequenta il liceo, il quartiere, un centro di aggregazione sociale e, soprattutto, rispetta un patto, col giusto equilibrio di chi impara a crescere fra la strada e una famiglia sana e povera. Farà vari tentativi per valorizzare le sue capacita ricevendo solo delusioni; un evento imprevisto gli darà spazio. L'incipit è crudo e nudo: una frase dura, violenta, irrispettosa per chi auspica una crescita civile. Ma tale è il contesto in cui gran parte della vicenda si svolgerà. Le immagini dei disegni di cui l'autrice narra - alcuni presenti nel libro - stimolano la meditazione del lettore nella loro sintetica bellezza; i tratti di matita rammentano la freschezza e la spontaneità; definirli iperrealisti mi sembra poco: essi danno l'impressione di porsi al limite del surreale, così decontestualizzati dalla realtà circostante, ma incisivi nei particolari più minuti, quasi come elementi onirici dominanti nella visione parziale del mondo che una mente molto giovane può avere. L'autrice integra perfettamente l'iperrealtà dei disegni di Ahmed, il protagonista, con un racconto altrettanto iperrealista ed immerso in un gergo, a noi forse estraneo, che rende ancora più reali e meditati i frammenti di vita vera e vissuta, nella densità di particolari essenziali, nella caratterizzazione dei personaggi, nella descrizione delle distopie. L'uso frequente e necessario dello slang giovanile, non sminuisce la narrazione, anzi, esso rappresenta il contesto narrativo necessario al contesto sociale, alla perfetta suggestione d'un tuffo in ambienti inconsueti da cui chiunque può trarre qualche insegnamento. Il racconto disegna la nostra immaginazione sospesa a mezz'aria, fra la cruda realtà e la memoria, gergo giovanile e termini alieni, metafore stimolanti e assonanze utili al contesto, popolando la mente di immagini fatte di emozioni immerse nella infelice realtà della fatica del vivere quotidiano.