Il Dio del mare. Prose e interventi (1998-2006) di Pierluigi Cappello edito da Rizzoli
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Il Dio del mare. Prose e interventi (1998-2006)

Editore:

Rizzoli

Data di Pubblicazione:
19 marzo 2015
EAN:

9788817079747

ISBN:

881707974X

Pagine:
104
Formato:
brossura
Argomento:
ANTOLOGIE (ESCLUSE LE ANTOLOGIE DI POESIE)
Acquistabile con la

Trama Il Dio del mare. Prose e interventi (1998-2006)

Una raccolta di prose e interventi in cui Pierluigi Cappello racchiude con estrema semplicità e fascino letterario il suo personale concetto di poesia. Una ricerca della "realtà ignota" nascosta nella "realtà nota", cosi come accade nella celebre fotografia di José Enrique Azevedo: lo scatto di una violenta tempesta nelle Azzorre, con le forti onde che sbattono sulle scogliere, scopre il profilo di un vecchio, la barba d'acqua e i folti capelli bianchi di schiuma. È Nettuno, il dio del mare. Una rivelazione: da quel "saper vedere le cose" emerge una realtà carica di simbolismi, un senso poetico che Cappello cerca di osservare da varie angolazioni in questi scritti, incuneati tra il saggio, il racconto e la prosa d'arte. Dal medioevo dantesco alla guerra di Troia alla Germania nazista, da Ungaretti a D'Annunzio a Pasolini, il poeta friulano solleva il velo della verità apparente per accompagnarci attraverso le forme nuove di un mondo che non abbiamo mai visto prima.

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5 di 5 su 1 recensione

Una scrittura che incantaDi D. Anna-3 aprile 2015

Pierluigi Cappello ha il dono raro di scrivere con uno stile personalissimo e autentico. La sua è una scrittura trasparente, che incanta, e leggere le prose di varia natura contenute in questo libro vuol dire entrare in mondi diversi, vicini e lontani nel tempo e nello spazio. Il mondo di Rolando e quello di Dante; l'inferno di Auschwitz, così come apparve ai quattro cavalieri dell'armata rossa che in quell'inferno entrarono il 27 gennaio 1945 e rimasero muti, perché a gridare per loro era il silenzio provocato da quell'orrore. Cappello sa cogliere l'essenza profonda della storia, quella piccola che ci appartiene e quella grande che ci sfiora appena. Essendo un poeta, però, sa anche che «scrivere versi è preparare con ostinazione e con cura il proprio fallimento, portarne tutto il peso, non un milligrammo in meno». E sa anche, come dice Ungaretti, che la nostra vita è sempre sfiorata dalla morte e che noi siamo «come le foglie degli alberi d'autunno». È in quelle foglie, però, che si nasconde l'avventura di ogni vita.