Le diaboliche di Jules-Amédée Barbey d'Aurevilly edito da SE

Le diaboliche

Editore:

SE

A cura di:
M. Praz
Traduttore:
Sbarbaro C.
Data di Pubblicazione:
3 Giugno 2004
EAN:

9788877105950

ISBN:

887710595X

Pagine:
241
Formato:
brossura
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Trama Le diaboliche

"Jules-Amédée Barbey d'Aurevilly (1808-1889) fu dandy, cattolico e legittimista proprio nei tempi in cui questi tre modi di essere potevano a buon diritto dirsi passati di moda. E lo fu con un'intransigenza tale da lasciar dubitare che a sorreggere la sua convinzione partecipasse in misura niente affatto indifferente il piacere di contraddire, di non uniformarsi alle "idées reçues" dei suoi giorni, il che varrebbe forse a spiegare il suo amore per l'eccezionale, la sua tesa e instancabile ricerca del grandioso nel bene come nel male, il continuo e trasparente desiderio di sorprendere, quando non addirittura di "épater" un lettore assunto sempre in una duplice veste di complice e tuttavia di nemico." (Mario Praz)

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4 di 5 su 1 recensione

Le diabolicheDi i. paola-14 Luglio 2011

Da buon scrittore cristiano l'autore francese fortemente sosteneva che il peccato va affrontato e non nascosto, per poterlo fronteggiare con più vigore; ed ecco il titolo "Le Diaboliche", infatti, sono persone permeate dal più puro perbenismo e dai più forti sentimenti religiosi e di casta, che per l'amore fisico diventano persone dai tratti diabolici, usano le più singolari astuzie per non negarsi piaceri che le loro rispettabili posizioni vieterebbero. Per esempio nel racconto "Il rovescio delle carte di una partita di whist", una insospettabile ed inappuntabile dama dell'aristocrazia si innamora di un misterioso straniero dall'ancor più misterioso passato ed esperto di veleni, dimostrando una gelida diabolica astuzia per portare avanti la liasion'; in "A un pranzo di atei" l'autore dispiega il suo intransigente cattolicesimo, quasi sbeffeggiando gli atei, che si incontravano per gozzovigliare nei giorni in cui il precetto della Chiesa prevedeva il digiuno, e comunque facendoli giungere alla conclusione che coll'approssimarsi della morte si sarebbero riavvicinati all'altare. I racconti probabilmente all'epoca della stesura potevano apparire come scandalosi, ora, il fluire dei tempi ci ha avvezzati a cose ben più forti' , ma il libro conserva intatto il suo fascino di testimonianza di un'epoca e delle abitudini di persone che anche nel momento in cui erano attuali erano già appartenenti al passato in cui li aveva relegati la Rivoluzione e, sebbene essi ne furono i più fieri oppositori e tentarono in tutti i modi di negare gli effetti che questa aveva avuto sulla società, non si rendevano pienamente conto del fatto che ormai il destino aveva fatto il suo corso, ed eventi di simile portata non si potevano cancellare solo con il riappropriarsi di castello e titolo degli avi.