Cristiani di Allah di Massimo Carlotto edito da E/O

Cristiani di Allah

Editore:

E/O

Data di Pubblicazione:
21 aprile 2010
EAN:

9788876418969

ISBN:

8876418962

Pagine:
161
Formato:
brossura
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Descrizione Cristiani di Allah

Algeri, 1541. Il Mediterraneo è teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. La possente armata di Carlo V, punta di lancia della Cristianità, viene annientata alle porte della capitale nordafricana dai corsari di Hassan Agha, che reggono la città per conto del sultano di Costantinopoli. I corsari sono in gran parte dei rinnegati, ossia degli europei cristiani che hanno abbracciato l'Islam, per interesse, come scelta di libertà o più semplicemente per poter saccheggiare navi e depredare coste nel Mediterraneo sotto la protezione della Sublime Porta. Anche Redouane e Othmane, i protagonisti del romanzo, sono dei corsari rinnegati. Il primo albanese, il secondo tedesco, ex lanzichenecchi, hanno scelto là libertà di Algeri, da dove salpano sul loro sciabecco per le scorrerie e dove credono, di poter vivere indisturbati la loro storia d'amore proibita. Othmane però commetterà l'errore di invaghirsi di un giannizzero, uno dei fanatici e spietati cani da guardia del sultano, e trascinerà anche Redouane in un gorgo di vendette, agguati, intrighi.

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Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 3 recensioni

GioiellinoDi m. Christian-18 maggio 2012

Premesso che io adoro Carlotto, trovo questo piccolo romanzo semplicemente riuscitissimo. L'ambientazione è intrigante: l'europa della metà del cinquecento, nel nel pieno del rinascimento delle economie e dei commerci, dei conflitti di religione e, come in questa storia, delle guerre tra pirati. Trovo particolarmente notevole lo spunto della storia, l'amore contrastato ed omosessuale tra due ex lanzichenecchi.

Cristiani di AllahDi P. Leandro-8 agosto 2011

Delusione, non nè carne ne pesce, ne thriller nè noir, un romanzetto senza pretese, l'ambientazione dell'Algeri cinquecentesca è senza infamia e senza lode, nessun personaggio spicca particolarmente in questa giostra di rinnegati, pirati, corsari, lanzichenecchi, giannizzeri, sardi, veneziani, siculi, eccetera, eccetera. E già che la giornalista di Repubblica inaugura il festival del paragone, io vorrei aggiungere che questo romanzo è un po' Evangelisti (ma senza possederne l'originalità, la visionarietà e la fantasia), un po' Pamuk de Il castello bianco (ma sognandosene il fascino, il mistero, la poesia e la profondità del senso dello scontro oriente-occidente) e per finire anche un po' Brokeback Mountain, con i due amanti innamorati, gelosi e palpitanti che al posto dello Stetson portano il turbante. Insomma, a me 'sto Carlotto m'ha annoiata. Ha il pregio della brevità e se pregio si può definire di una scrittura che scorre, piatta, senza emozioni e quasi soporifera, che a tratti sembra un raccontino cronachistico da giornalino del dopolavoro.

Cristiani di AllahDi a. pietro-4 agosto 2011

Carlotto qui si cimenta con un giallo che potremmo definire meta-storico, la storia dei corsari di Algeri (mi raccomando non pirati) , del loro essere stati cristiani, per poi passare all'islam (e si vedrà perché) . Operazione complessa, legata anche alla produzione di un CD con alcuni brani degni, come a fare una colonna sonora epica e d'epoca al racconto. All'inizio avevo pensato quasi ad un saggio, ma non lo è, anche se ben documenta un andamento storico ben preciso. La vita di Algeri, nell'attimo d'apice della sottomissione dell'islam ai turchi dominatori. L'utilizzo quindi di corsari (guerriglieri marini ante litteram) che rifornivano le casse dell'impero con le loro imprese (come detto non pirati che pensavano solo al proprio tornaconto personale) . E bella ed intrigante la storia degli omosessuali che per nascondersi (o per manifestarsi in modo diverso) trovano il loro mondo rinnegando quello di nascita e trovandosi a vivere sotto le ali di Allah. Storia complessa, di piccoli intrighi, di sguardi, ma anche di bravate mache, e di amore, grande e profondo. Come quello dell'albanese Reduane con il germanico Othmane. Un po' debole la parte finale, con il canto della donna che viene a lenire il dolore, ma che, per la sua bellezza (di canto) non potrà fare altro che ricordare per sempre quel dolore. Bell'operazione nel complesso, anche se, ma forse mi ripeto, io preferisco sempre il Carlotto dell'Alligatore.