Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini edito da BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

Conversazione in Sicilia

Data di Pubblicazione:
6 aprile 2012
EAN:

9788817079280

ISBN:

8817079286

Pagine:
384
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Trama Conversazione in Sicilia

"In nessun libro recente il dolore e l'angoscia, il dato umano che è all'origine della creazione, sono apparsi così evidenti... "Conversazioni in Sicilia" ha un valore assoluto di allegoria, unica allegoria possibile del sentimento, discorso in cui gli uomini e le cose portano segni a noi familiari e tuttavia sono sempre molto remoti, oltre i limiti della cronaca." (Giaime Pintor)

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3 di 5 su 14 recensioni

Libro su cui riflettereDi P. Monica-11 febbraio 2017

La prima volta che l'ho letto l'ho trovato noioso, ma successivamente mi sono documentata e ho scoperto il prondo simbolismo. Ora posso dire che continua a essere pesante, ma lo apprezzo molto di più.

Diciamo che ho letto di meglioDi r. Travis-2 febbraio 2013

Delusione totale Conversazione in Sicilia, dopo circa una trentina pagine non ne potevo già più ed ero tentato di abbandonarlo, troppo illusorio e pieno di simboli tra le pagine, non accade mai niente e non riesco a esautorare le conversazioni ermetiche tra i protagonisti (troppe domande nel nulla senza risposta) ho dovuto sforzarmi per finirlo, ma l'impressione che ho tratto (non il dado) è pessima, forse Vittorini non fa per me (dico che è il suo secondo che leggo e che non mi ha arrizzato per niente). I personaggi del romanzo, i luoghi, i pensieri, sono solo puzzette di un passato "statico" che non trova alcun riscontro con l'attualità. Ne scaturisce una lettura distante e per niente piacevole. Anche come romanzo antifascista piuttosto innocuo.

Profondo, forse troppoDi G. Lino-24 maggio 2012

Più che un romanzo, una interminabile sequenza di scene e personaggi surreali. Alcuni passaggi sono bellissimi, colmi di significato e momenti di riflessione profonda. Diciamo che mi attendevo qualcos'altro da questo romanzo. Non di più, sicuramente, semplicemente altro. Pensavo di leggere una vicenda di cui la Sicilia fosse più che un semplice personaggio di fondo.

Forse Vittorini non fa per meDi m. Christian-17 maggio 2012

Delusione globale. Dopo circa un centinaio pagine non ne potevo già più ed ero tentato di chiudere la lettura, troppo criptico e abbondante di simboli tra le pagine, non succede mai nulla e non riesco a capire le conversazioni oscure tra i protagonisti (troppe domande nel nulla senza risposta) ho dovuto fare uno sforzo per terminarlo, ma l'impressione che ho avuto è deludente.

Uniamoci!Di P. Matilde-15 maggio 2012

UNIAMOCI! Di Matilde Perriera - 25. 00 euro ben spesi per un romanzo da suggerire ai giovani studenti, i quali, essendo "i più adatti a sentire il fresco profumo di libertà" (Paolo Borsellino) , potranno introiettare le connotazioni di alto sapore gnomico, parenesi di grande respiro insite in un'opera miliare che fa luce, attraverso la successione delle pagine fortemente sintetiche e dense di informazioni, sui nodi problematici dell'epoca e sulle incognite a essi correlati. CONVERSAZIONE IN SICILIA nasce dalla crisi determinata dalla guerra di Spagna, che aveva fatto cogliere a Vittorini la vera natura del regime, determinando in lui una crisi e una maturazione ideologica che lo aveva spinto a generose proteste in attività clandestine di dissenso alla dittatura. La storia di un viaggio iniziatico intrapreso da Silvestro, il quale, in preda ad "astratti furori", ma immerso nella "quiete" della "non speranza" determinata dal clima plumbeo degli ultimi anni del Fascismo, ritorna nella natia Sicilia. Ripercorre la propria infanzia e, accompagnando la madre infermiera nel suo giro quotidiano, scopre la realtà dell'indigenza, dell'angoscia e della morte. Si introduce, così, il motivo del "mondo bello, ma molto offeso", dell'attentato all'essenza stessa dell'uomo, principi ribaditi durante l'incontro particolarmente costruttivo con i personaggi cardine dell'ultima parte, "l'arrotino Calogero" e "l'uomo Ezechiele", che soffrono anch'essi dello stesso dolore per l'umanità. Questi ultimi ripropongono il nucleo fondante di questo specchio rinfrangente, incentrato sullo sdegno per l'oltraggio all'umanità prodotto dall'oppressione e dalla sofferenza, ma anche sulla convinzione che l'uomo perde la propria dignità quando è schiacciato, perseguitato, trasformato in un "cavo teso tra la bestia e il superuomo" (Nietzsche) . Per questo il protagonista autodiegetico, pur essendo di fronte a una terra misera e arcaica, non si sofferma su descrizioni naturali, ma connota il clima mitico e simbolico attraverso metaforiche allusioni documentarie. Vittorini si distingue, inoltre, per la struttura e il linguaggio del racconto, fondati sulla tecnica dell'anafora martellante, che conferisce al libro un tono oracolare e sapienziale, di rivelazione di verità essenziali e assolute. Di incisivo spessore sono i capitoli I e XXXV, con riflessioni di estrema concentrazione lirica in cui palpitano cuori in tempesta. Il primo ricalca movenze montaliane, con l'espresso riferimento all'inutilità di "chiedere la parola" rivelatrice (Montale, Non chiederci la parola) ; il "capo chino", gli "astratti furori", l'impotente e silenziosa protesta di fronte a "giornali squillanti", il silenzio assoluto persino con gli "amici" o, addirittura, con "una ragazza o moglie" e, ancora, "le scarpe rotte", l'inerzia di fronte ai "massacri sui manifesti" ribadiscono con forza il "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" (Montale, Ibidem) da opporre a un regime che ha tentato di annientare l'uomo, spegnendone le scintille vitali. L'opera d'arte, in questo clima, si associa al "Languore" di Verlaine (1844- 1896) , ricordando il poeta francese, che, smarrito di fronte al dominante "male di vivere", leit -Motiv del secolo, assume su di sé tutte le caratteristiche negative del periodo storico vissuto dalla sua generazione, caratterizzato da debolezza, corruzione, incapacità di fronteggiare i pericoli della realtà, passività nei confronti dei drammatici eventi della storia. Anche Vittorini, pertanto, affida la sua anima al "niente più da dire! ", al "tedio d'un non so che attaccato all'anima! ", ad "acrostici indolenti" impreziositi dal parnassiano "stile d'oro" (Verlaine) che tende unicamente alla levigatissima perfezione formale. Il XXXV capitolo, invece, pur con la demistificante "quiete nella non speranza", fa rinascere la forza di andare avanti, convinti del fatto che, se anche "si è costretti a vivere nella selva oscura" (F. Fioretti, il libro segreto di dante) , non bisogna demordere "L'uomo Ezechiele, insomma, dà lezioni di vita, soffre e scrive tutte le offese, una per una, e anche di tutte le facce provocatorie che ridono per le offese compiute e da compiere. Se, dunque, si saprà tenere in mano "il punteruolo" (Vittorini) , si potrà riscattare la coscienza di un'intera Nazione. Solo così, si potrà tornare a vivere "in un mondo non ancora contaminato dalle offese" e "la maledetta lupa, non trovando più nulla da divorare, finirà per sbranare sé stessa" (F. Fioretti, Ibidem) .

Viaggio misticoDi A. Gianluca-13 marzo 2012

Un romanzo che coincide con un viaggio alla ricerca delle proprie origini, ormai troppo lontane. Nel libro si coglie la voglia e la necessità di Silvestro - il protagonista - di allontanarsi dalla città delle grandi industrie, per riassaporare l'entroterra siciliano, marchiato da miti e credenze. Vittorini è capace di tenere vigile l'attenzione del lettore, creando una trama mistica, resa attraverso botta e risposta dialogici molto immediati. Un classico moderno da leggere..