Il codice di Perelà

Questo è, forse, l'opera più importante di Palazzeschi. Romanzo allegorico dall'umorismo amaro e malinconico che ricalca la vita di Cristo e narra l'impossibile missione redentrice dell'umanità da parte di Perelà, uomo di fumo. Infatti, da una nuvola di fumo prende forma dal camino ed in fumo ritorna una volta richiuso in carcere con l'accusa di aver indotto al rogo l'invidioso Alloro.

Palazzeschi lo definì un "romanzo futurista". Certamente è quello più sperimentale della sua produzione, in cui attua una disarticolazione della forma romanzesca "classica", riducendola in frammenti di nuclei narrativi accumunati da uno spiccato gusto della sorpresa e da un acceso simbolismo. Il tema è didattico, e neanche troppo originale: Perelà è il semplice, l'incorrotto, colui che possiede il "libero pensiero"; la sua "diversità" è in qualche maniera fraintesa, diciamo anche "indecifrabile", agli occhi delle persone corrotte ed incapaci, quindi, di "sentire" gli aspetti più autentici dell'uomo, un po' come Mastroianni, in riva al mare, che non comprende il richiamo della bambina, simbolo di purezza e innocenza, nel bellissimo finale de "la Dolce vita". Il codice di Perelà è essenzialmente l'incontro e lo scontro tra un'ideale di umanità e civiltà contro una società alienata, malvagia, di miseria morale.