Il club dei suicidi. Crash into me di Albert Borris edito da Giunti Editore

Il club dei suicidi. Crash into me

Collana:
Y
Traduttore:
Lo Porto T.
Data di Pubblicazione:
6 luglio 2011
EAN:

9788809751750

ISBN:

8809751752

Pagine:
304
Formato:
rilegato
Argomento:
Narrativa generale (bambini e ragazzi)
Età consigliata:
14 anni
Acquistabile con la

Trama Il club dei suicidi. Crash into me

Sul sedile posteriore della macchina il timido protagonista Owen ripensa ai suoi sette tentativi di suicidio fallito. Così inizia "Crash into me", un romanzo on the road, il viaggio strampalato della strana compagnia dei "Suicide Dogs", quattro teenagers legati da un patto di morte. Dopo essersi conosciuti in una chat per aspiranti suicidi, i ragazzi decidono di partire dal New Jersey e attraversare il paese in un pellegrinaggio che toccherà le tombe di alcune celebrità che si sono tolte la vita, dalla poetessa Anne Sexton, prima tappa a Boston, a Kurt Cobain, passando per Judy Garland, Ernest Hemingway e Hunter S. Thompson. Un rituale che dovrebbe preludere al loro stesso suicidio. Scenario drammatico per il traguardo: la Death Valley. .

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3 di 5 su 4 recensioni

Suicide TourDi T. RAFFAELA-30 maggio 2012

Quattro giovani aspiranti suicidi, conosciutisi on-line, hanno deciso di fare insieme un Tour della Morte: hanno intenzione di visitare le tombe dei lori idoli morti suicidi e finire il viaggio a Death Valley con un suicidio di gruppo. Dopo essersi riuniti, questi ragazzi scopriranno di non condividere soltanto la "voglia di morire", ma anche altri tipici problemi adolescenziali. Quello che li accomuna, non è tanto il fine che hanno tutti, ma ciò che li spinge a pensare al suicidio: fondamentalmente la mancanza di affetto, di sostegno da parte di chi li circonda. Il tema trattato è qualcosa di molto delicato, ma l'autore riesce anche a strappare un sorriso di tanto in tanto.

Un particolare viaggio on the roadDi S. Sara-20 luglio 2011

Mi è piaciuto molto questo libro, perché è capace di affrontare tematiche spinose e drammatiche come il suicidio senza mai deprimere il lettore. Certo, è una storia che fa molto riflettere, però al tempo stesso risulta piacevole. L'autore adotta uno stile di scrittura giovanile che rende veritiera la narrazione in prima persona e ho anche molto apprezzato lo stile narrativo un po' fuori dagli schemi (come la mancanza della divisione in capitoli e l'intramezzarsi di simpatiche sedute di chat e classifiche durante lo svolgimento della storia). I quattro protagonisti di questa vicenda sono teeneger problematici e strampalati, che a modo loro sono riusciti a ispirarmi simpatia, soprattutto Owen, il protagonista. E' un libro che si legge velocemente ed entra nel cuore.

In viaggio verso la morteDi P. Angie-20 luglio 2011

Un gruppo di ragazzi aspiranti suicidi si conosce via chat e decidono insieme di fare un viaggio on the road a visitare le tombe di famosi suicidi per finire il viaggio tutti insieme alla Death Valley e lì suicidarsi in gruppo. Ma durante il viaggio avranno modo di approfondire il loro dolore e le loro motivazioni, e riscopriranno il valore dell'amicizia e la gioia della vita. Ma il dolore è difficile da sradicare... Cosa decideranno di fare alla fine?

10 motivi per morire, 10 motivi per vivereDi P. Sara-30 giugno 2011

Owen, Jin-Ae, Frank, Audrey. Quattro adolescenti si incontrano in chat, si riconoscono simili, trovano negli altri la famiglia che manca loro per indifferenza, per contrasti, per violenza, per assenza. Parlano della loro vita. E della loro morte: delle loro morti, cercate, desiderate, provate, sperimentate, mancate. Finora. Perché tutti e quattro non vogliono vivere; non ne ahnno motivo. La rabbia, la trstezza, la fatica, la solitudine li schiaccia, e solo nella compagnia degli altri tre e nel pensiero della fie trovano un conforto: nell'idea di un viaggio insieme verso la morte trovano un motivo per vivere, almeno fino a quando il pellegrinaggio sulle tombe di suicidi famosi non sarà terminato, e la Death Valley non si allargherà davanti a loro, pronta ad accoglierli. Se loro ancora vorranno, se la lista dei dieci migliori modi per morire non sarà stata sostituita dalla lista delle dieci cose per vivere, se le lacrime, le risate, la pioggia, le litigate, il vento non avranno fatto turbinare i loro animi fino a cambiarli del tutto. Perché i Suicide Dogs sono un branco, e il branco è un motivo per vivere, molto più che un motivo per morire. Albert Borris lavora presso un pronto soccorso telefonico per aspiranti suicidi, e si vede: si vede nella profondità dei personaggi, nelle sfaccettature delle loro storie, simili eppure diverse, e nella sincerità piena di compassione con cui tratta il vuoto che li divora dentro: un vuoto che, come tutti i vuoti, aspetta solo di essere riempito C'è speranza per i Dogs, perché si sono trovati; c'è speranza, perché si sono capiti.