Chiamate la levatrice di Jennifer Worth edito da Sellerio Editore Palermo
Alta reperibilità

Chiamate la levatrice

Collana:
La memoria
Traduttore:
De Caro C.
Data di Pubblicazione:
27 febbraio 2014
EAN:

9788838931444

ISBN:

8838931445

Pagine:
493
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Trama Chiamate la levatrice

Un bestseller, una serie televisiva della BBC, la storia di una donna che fa nascere i bambini nella Londra povera e malfamata degli anni Cinquanta. Il primo romanzo di una trilogia nota in tutto il mondo. È un ritratto esplicito e senza inibizioni di un mondo e di una vita durissimi, uno sguardo radicalmente femminile sulla società e le sue regole, un commentario brutale sull’ingiustizia e la sofferenza quotidiana. E nello stesso tempo una raffigurazione fedele di un ambiente in cui l’umanità e la ferocia, la miseria delle condizioni e la generosità d’animo, l’eroismo e la spregevolezza si alternano come in un romanzo vittoriano.

La cronaca, quasi un diario, delle giornate di una levatrice nell’East Side di Londra inizi anni Cinquanta. Con lei si entra nella realtà delle Docklands, vite proletarie che sembrano immagini della plebe ottocentesca più che cittadini lavoratori del democratico Novecento. Si entra in questa desolazione impensabile con una voglia di verità quotidiana raramente riscontrabile in un libro, ma anche con una rispettosa allegria, con la sicura fiducia che quel mondo stia per finire, senza rimpianti, grazie ai radicali cambiamenti apportati dal Sistema sanitario nazionale appena nato. Come poi fu, almeno fino ad oggi.
La fresca verve di Jennifer Worth, nel trattare una materia così cruda, crea una formula ingegnosa (e di grande successo sia letterario che come fiction televisiva). L’eroismo quotidiano di interventi clinici spesso drammatici, si mescola alla denuncia sociale, alla fiamma inestinguibile dei sentimenti umani, e alla ricchissima quantità di storie e ritratti. Accanto a questi, la galleria, tenera, nobile e a tratti comica, delle giovani levatrici e delle suore del convento di Nonnatus House, da cui le ragazze dipendevano professionalmente e dove abitavano. Su questa testimonianza aleggia un lieve «effetto Dickens» con un tocco di innocente gaiezza, che però non nasconde un monito evidente a favore delle politiche sociali solidaristiche, a non smantellare, per la scarsa memoria del passato, gli strumenti che hanno permesso di diffondere dignità umana.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 2 recensioni

Dedicato a chi aiuta a nascereDi M. Renzo-7 gennaio 2023

In tutta sincerità non avrei mai letto questo libro se non mi fosse stato segnalato da un amico, che laveva particolarmente apprezzato e che a sua volta laveva preso in mano probabilmente in forza della professione di ginecologo da lui svolta. Onestamente devo dire che non ero particolarmente entusiasta dellidea di leggerlo, temendo, chissà perché, descrizioni di carattere medico, ma per fortuna non è stato così; anzi, Chiamate la levatrice, frutto dellesperienza maturata in diversi anni dallautrice in qualità appunto di levatrice, è unopera particolarmente interessante, anche perché, pur essendo basata su un diario, è stata stilata come un vero e proprio romanzo, con un IO narrante che è appunto Jennifer Worth. Ambientato a Londra, nellEst Side, il porto della città, agli inizi degli anni Cinquanta, al di là della descrizione degli eventi, cioè dei parti, di cui lautrice è stata protagonista, Chiamate la levatrice è anche un ritratto impietoso, ma sincero, delle condizioni di vita della povera gente, inasprite dalle difficoltà economiche conseguenti la guerra da poco finita. Ci sono descrizioni che richiamano le situazioni di estrema indigenza così ben descritte da Archibald Cronin e da Charles Dickens in tante loro opere con la differenza che i due narratori, pur osservando situazioni reali, erano ricorsi alla loro vena creativa, cioè inventando fatti e personaggi, mentre nel caso di Jennifer Worth si tratta di vicende realmente accadute in cui lei è stata testimone e sovente coprotagonista. Il grigio di una metropoli la cui aria è ammorbata dalle industrie finisce con il diventare anche quello della vita di tanti miserabili senza speranza e in quanto tali particolarmente prolifici, tanto che famiglie con una decina di figli non erano da considerare una rarità (nel libro ce una donna al suo ventiquattresimo parto) ; tuttavia, lautrice è capace di descrivere situazioni e personaggi con un senso di autentica pietà e con un profondo rispetto per ogni individuo, per il ricco e per il povero, per lerudito e per lincolto. Comunque, se uno non ha mai assistito a un parto, qui ha lopportunità di essere reso opportunamente edotto, ma in modo semplice ed efficace, così che si finisce con lappassionarsi a quel grande evento che è la nascita. Peraltro, accanto a tanti umili personaggi, ci sono anche le figure delle giovani levatrici e delle suore del convento di Nonnatus House, descritte con autentica tenerezza e se agli inizi della sua esistenza con queste religiose Jennifer è agnostica, poco a poco sente maturare qualcosa in lei che se forse non è ancora fede, però è in corso di divenire, e questo senza un insegnamento religioso, senza approfondimenti teologici, ma con lesempio della vita quotidiana di queste monache, votate a soccorrere la povera gente e a far nascere i bambini. Chiamate la levatrice si legge con grande piacere e quindi è sicuramente consigliabile.

Proprio un bel libroDi p. simona-1 agosto 2017

Mi è piaciuto molto, è un libro interessantissimo da più punti di vista. Racconta la misera vita nei sobborghi di Londra negli anni '50 e con qualche utile nozione di ostetricia tratteggia personaggi umanamente molto intensi, tra cui le splendide suore di Nonnatus House. È una lettura avvincente, uno di quei libri che ti dispiace finire.