Charles Marie Widor. La Francia organistica tra Otto e Novecento di Giuseppe Clericetti edito da Zecchini
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Charles Marie Widor. La Francia organistica tra Otto e Novecento

Editore:

Zecchini

Data di Pubblicazione:
5 Novembre 2010
EAN:

9788865400067

ISBN:

8865400064

Formato:
brossura
Argomento:
Musica classica (dal 1750 al 1830)
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Descrizione Charles Marie Widor. La Francia organistica tra Otto e Novecento

" L'orgue parle en philosophe ": l'organo di Charles-Marie Widor (Lione 1844-Parigi 1937) parla il linguaggio dei filosofi. Il tipo di strumento in questione è l'organo sinfonico francese di Aristide Cavaillé-Coll, primo fra tutti quello di Saint-Sulpice a Parigi, il più grande costruito dall'organaro francese e il più grande allora esistente al mondo, del quale Widor fu titolare per 63 anni. La forza, la grandezza, la maestà, il ritmo inesorabile costituiscono le caratteristiche del modo esecutivo professato da Widor, che si vuole erede della "Santa tradizione": trasmessagli da Jacques-Nicolas Lemmens, essa viene addirittura fatta risalire a Bach. Widor, negli scritti pubblicati sull'arco di più di cinquant'anni, ci offre un variegato percorso attraverso il mondo dell'organo francese a cavallo tra XIX e XX secolo: dalla disamina dei vari contributi - l'integrazione al trattato d'orchestrazione di Berlioz, l'edizione dell'opera organistica di Bach (a quattro mani con Albert Schweitzer) e di Mendelssohn, la ripubblicazione del metodo d'organo di Lemmens, le numerose prefazioni e gli articoli sui periodici - emerge una concezione raffinata dell'interpretazione musicale e della prassi esecutiva. A un passo dalle "leggi d'esecuzione" proclamate da Marcel Dupré, la posizione di Widor lascia ancora spazio a una visione nobile e retorica dell'evento musicale.

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5 di 5 su 1 recensione

Divulgazione musicale intelligenteDi M. Nicoletta-10 Novembre 2010

Va innanzitutto ricordato che, in italiano, non esistono studi su Widor, né alcun saggio di estetica musicale sull'argomento preso in considerazione, il mondo francese dell'organo tra il 1850 e il 1930. Rispetto alla bibliografia in francese, tedesco e inglese, il contributo è interessante per la contestualizzazione di Widor, organista-compositore ma anche intellettuale, accademico di Francia: dopo un profilo biografico, e alcune riflessioni di carattere estetico sul pensiero di Widor e sul tipo d'organo a sua disposizione, si prendono in esame i trattati, i manuali e i metodi che in Francia parlano di organaria e musica organistica. Clericetti esamina inoltre metodicamente ed esaustivamente i 44 contributi scritti da Widor sulla musica: articoli, prefazioni, saggi, edizioni musicali. Vi sono degli elementi inediti: l'elenco completo degli articoli giornalistici scritti da Widor (frutto della ricerca alla Bibliothèque Nationale de Paris); il riferimento al Fondo Widor di Villa Medici, che Clericetti è stato il primo a studiare; l'analisi di un'antologia di brani organistici curata da Widor tra il 1894 e il 1929. I capitoli più densi sono quelli dedicati alla prassi esecutiva, dove si getta nuova luce sull'interpretazione organistica del periodo di Widor, estrapolando con senso critico le indicazioni dagli scritti del compositore e dei contemporanei; e quello sulla "tradizione" esecutiva, che Widor sosteneva provenisse da J.S.Bach, con una disamina del fenomeno e l'individuazione dei punti forti e deboli dell'ipotesi. Il metodo di indagine adottato è rigorosamente storico-musicologico: le fonti sono puntualmente citate, tutto ciò che viene affermato è verificabile, e le ipotesi sono sempre dichiarate tali. Il volume è corredato da 158 citazioni che vengono offerte, in appendice, in lingua originale, e da una bibliografia esaustiva sull'argomento.