La casa del Turco

Ne ho terminato la lettura un paio di settimane fa, ma, come spesso mi capita al cospetto di cose che mi colpiscono particolarmente, non sono stata subito in grado di esprimere ed esporre le emozioni che la lettura mi ha provocato. Ora posso dire che "La Casa del Turco" è, senza ombra di dubbio, uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. Non è semplice scomporre questa idea di bellezza: la prosa elegante e ricca, ma scorrevole ha permesso che il racconto mi entrasse, sin dalle prime pagine, sotto pelle; è stupefacente e commovente il modo tenero, amorevole, delicato e discreto con cui l'Autore, uomo, tratteggia pian piano la figura della protagonista, quindi donna, della storia. Il pretesto offerto all'Autore per raccontare la sorella Licia, dai vivaci colori della giovinezza, fino alle macchie della memoria perduta, è dato dai quadri che ella ha dipinto. Per il tramite di queste opere il romanzo presenta un caleidoscopio di personaggi che stampati con l'inchiostro sulle pagine, si fanno persone: offre innanzitutto il ritratto di questa Donna degli estremi, estremamente intelligente, estremamente sensibile, estremamente forte, coraggiosa e fragile; ma anche, racconta le sue radici costituite di persone, di luoghi e di eventi più o meno epocali; non da ultimo narra, tra le righe, ma neanche troppo, l'affetto, la stima e la volontà di protezione di un fratello per una sorella, in un vero e proprio abbraccio che l'epoca e gli eventi forse hanno negato in vita. Basta. Tante cose potrei ancora dire ma voglio fermarmi qui, spero davvero che vogliate leggerlo, potete star sicuri che, anziché strapparveli, saprà far scaturire dall'anima sorrisi e lacrime.