La casa del silenzio di Orhan Pamuk edito da Einaudi
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La casa del silenzio

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Traduttore:
Bruno F.
Data di Pubblicazione:
29 maggio 2007
EAN:

9788806183516

ISBN:

8806183516

Pagine:
376
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Trama La casa del silenzio

Fatma, insieme al nano Recep, figlio illegittimo del suo defunto marito, vive ancora nella casa in cui si trasferì con il suo sposo - un medico fallito, attivista politico e alcolista - quando decisero di abbandonare Istanbul agli inizi della rivoluzione del 1908. Nella cadente villa in legno Fatma, altezzosa e bisbetica, trascorre i giorni e le notti assorta nei ricordi, a rodersi in un cupo sentimento. I suoi figli sono morti, ma i suoi tre nipoti ogni estate vanno a trovarla per un breve soggiorno. Faruk, il maggiore, è uno storico che, abbandonato dalla moglie, ha trovato nell'alcol un efficace palliativo alla noia; Nilgün è un'affascinante studentessa progressista che sogna una rivoluzione sociale che non arriva mai; il giovane Metin è un genio della matematica che vuole emigrare negli Stati Uniti per arricchirsi. Tutti e tre, per motivi diversi, desiderano che la nonna venda la casa.

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4 di 5 su 4 recensioni

La casa del silenzioDi R. Pasqualina-27 settembre 2011

L'intreccio di Pamuk è costruito in maniera del tutto originale e peculiare: ogni capitolo è narrato in prima persona da uno dei protagonisti della vicenda così da ottenere non solo una "variatio" nella costruzione del racconto, ma anche da restituire la complessità del reale attraverso il confronto dei vissuti dei differenti personaggi. Quanto al contenuto, invece, "La casa del silenzio" è un affresco straordinario della Turchia degli ultimi anni di cui ciascuno dei personaggi rappresenta un'anima differente: il sogno americano della borghesia (Metin) ; il disagio degli intellettuali chiusi nell'autoreferenzialità che non li può emancipare dal loro complesso di inferiorità nei confronti dell'Occidente (Faruk) ; l'ideologia sterile e ingenua della sinistra (Nilgun) ; il nazionalismo conservatore, anticomunista e antioccidentale (Hasan) ; il mite e inessenziale operare (per dirla con Hegel) del popolo senza studi e senza letture (Recep e Ismail) . L'occasione narrativa viene dal racconto di un'estate passata dai tre nipoti di un'anziana novantenne nella casa di famiglia. Tutto nella casa rappresenta il passato di una Turchia che non c'è più e il cui disfacimento va di pari passo con il deperimento della casa stessa. Il senso del racconto è nella direzione dell'abbandono definitivo dei sogni dell'infanzia: a loro modo tutti "crescono", aprono gli occhi sulla realtà, anche se questo può coincidere con la rinuncia definitiva all'emancipazione o all'innocenza. Pamuk porta avanti la narrazione magistralmente mantenendola in equilibrio tra racconto e commento, tra nostalgia e malinconia, tra tenerezza e violenza. Un grandissimo libro.

La casa del silenzioDi b. paola-21 febbraio 2011

Affidatevi allo stile fresco e pulito di questo romanzo. Ancora una volta in Pamuk si scontrano Oriente e Occidente, questa volta in una coppia di coniugi di inizio novecento. Nessuno ne uscirà vincitore, con il marito che si disintegra in un razionalismo nichilista distaccato dalla realtà, e una moglie che si aggrappa disperatamente alla sua religione e al suo passato, incapaci entrambi di empatia con chi li circonda: uno sfociando nella sostanziale indifferenza verso i figli legittimi e illegittimi, l'altra nell'odio e nella paura verso il marito e i suoi figli illegittimi. Né si salvano i nipoti, persi in una società turca di inizio anni ottanta secolarizzata e da un lato infatuata dai vani miti occidentali, dall'altra alla ricerca violenta dell'Ideale politico e religioso che restituisca la perduta grandezza dell'impero ottomano. Un romanzo bello e triste, che magari non ha il fascino storico de "Il mio nome è Rosso" o de "Il castello bianco", ma che tuttavia, a mio parere, presenta personaggi più forti ben inseriti in un preciso e ben delineato momento storico della vita recente della Turchia.

Triste ed originale Di V. Gianni-3 luglio 2010

Uno stile molto originale. Ci sono sei protagonisti, ed ogni capitolo viene raccontato in prima persona ogni volta da un personaggio diverso. La classe di Pamuk emerge dal fatto che ogni capitolo sembra scritto da un autore diverso. Ciascun personaggio racconta la propria parte della storia in maniera differente dal precedente, rivelando personalità, stati d'animo, visioni del mondo e della gente sempre nuove. Ad ogni capitolo si cambia narratore, ma quando si trova un capitolo narrato da un personaggio già incontrato in precedenza, lo si riconosce e ci sono personaggi che si fanno preferire ad altri e suscitano sentimenti diversi solo per il modo in cui raccontano la storia. Per esempio a me piacciono i capitoli raccontati da Nilgun, mentre trovo noiosi quelli di Faruk; lo stile di narrazione di ogni personaggio, aiuta a capirne l'essenza, la psicologia, lo stato d'animo, senza che l'autore intervenga. Secondo me è geniale. La storia è triste e mette in risalto un mondo di perdenti che sfogano nell'alcol, nel rancore, nelle ideologie politiche e infine, nella violenza, la loro voglia di riscatto. Peccato per il finale un po' zoppo che mi impedisce di conferire la quarta stella. Bravo Pamuk, leggerò altri tuoi libri...

CapolavoroDi S. Bruno-19 maggio 2009

Si tratta di uno splendido romanzo psicologico i cui capitoli sono costituiti da monologhi dei singoli personaggi che, narrando le vicende quotidiane, rivivono il proprio vissuto, e che si alternano senza un ordine precostituito, ma si integrano l'un l'altro così come capita seguendo il filo vivo del racconto. L'arte dello scrittore è tale che malgrado la concentrazione richiesta dall'argomento la lettura risulta sempre avvincente. La trama si svolge in grande casa fatiscente affacciata sul mare, in Turchia, nella prima metà del secolo scorso, dove vive, chiusa nei suoi ricordi, una vedova novantenne, assistita da un nano che le è figliastro, ma che lei tratta con cattiveria peggio di uno schiavo. La scena si anima con l'arrivo di tre nipoti, fino a delineare l'epopea tragica della famiglia, che è insieme paradigma delle sorti del popolo turco in quel periodo di mutazioni epocali. Bellissima la figura del nano, un vero santo, custode e protettore dell'intera famiglia. Ma prodigioso è il modo in cui tutte le figure si plasmano inavvertitamente di pagina e pagina, distaccandosi man mano dall'iniziale caos narrativo, fino a diventare ciascuna una persona vera, e talmente viva da ispirare nel lettore adulto e smaliziato gli stessi ingenui sentimenti di compartecipazione che egli provava da ragazzo, o ragazza, di fronte a un bel racconto "adatto" alla sua età. Insomma si tratta di un libro assolutamente da non perdere.