Caos

Caos, un titolo che non è nemmeno un programma, per sua stessa definizione ma, si sa, che "bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante", l'ha detto Nietzsche. Un libro che si autodefinisce "Caos" si propone di diventare una piccola esplosione dentro le vite ordinate e ordinarie di tanti. La gita in montagna del gruppo dei soliti amici è anche la "nostra" prima uscita per sperimentare la vita da soli. Il libro ricorda un pochino lo stile "Amici miei", un po' filosofi neofiti, un po' uomini velleitari, uomini che credono di cambiare il mondo. Quanti di noi sono giunti ad affermare che sì, il mondo è "questa cosa qui", non si può cambiarlo, anzi, è più facile che sia il mondo, con il suo fardello di caos a cambiare noi. Nel libro ci sono i luoghi dell'oggi, la televisione omologante, il bla bla dei politici, il nonsenso dell'amore, diverse "specie" di umanità. Caos è un libro amaro, a tratti cinico, a volte esagerato ma è proprio quello che l'autore voleva che fosse, una raccolta di frammenti di vita, pensieri, delusioni, passioni, deboli e forti. Un libro che ci costringe ad uscire da noi stessi, per imparare a prenderci meno sul serio, abbandonando la presunzione di onnipotenza. Il caos, proprio perché è tale, non si presta ad alcuna catalogazione.