La caduta di Roma e la fine della civiltà di Bryan Ward Perkins edito da Laterza
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La caduta di Roma e la fine della civiltà

Editore:

Laterza

Edizione:
4
Traduttore:
Carpitella M.
Data di Pubblicazione:
4 marzo 2010
EAN:

9788842092308

ISBN:

8842092304

Formato:
brossura
Argomento:
Storia: teoria e metodi
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Descrizione La caduta di Roma e la fine della civiltà

Roma non è caduta. O almeno cosi dicono le più recenti teorie storiografiche. La transizione al dominio germanico sarebbe stata graduale e pacifica, risultato di una progressiva integrazione delle popolazioni del nord, vitali ma primitive, nel grande organismo imperiale, raffinato e ormai prossimo all'esaurimento. II loro mescolarsi avrebbe dato vita a una nuova era di positive trasformazioni culturali. Niente affatto, sostiene Bryan Ward-Perkins. Ma quale integrazione, quale proficua sistemazione delle popolazioni esterne entro i confini dell'impero! "I Germani che invasero l'impero d'Occidente occuparono o estorsero con la minaccia della forza la massima parte dei territori in cui si stabilirono, senza alcun accordo formale sulla divisione delle risorse con i loro nuovi sudditi romani. Dovunque si abbiano testimonianze di una certa ampiezza, la norma era indubbiamente la conquista o la resa alla minaccia della forza, e non un accordo pacifico".

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4 di 5 su 5 recensioni

La caduta di Roma e la fine della civiltàDi c. lello-19 maggio 2011

Ottimo esempio di saggio storico piacevolmente divulgativo. Tutto il saggio è scritto con uno stile vivace e caustico e mostra una indubbia conoscenza dei più recenti risultati degli scavi archeologici. Mi colpisce il fatto che la crisi economica e demografica dell'Impero (che ho letto, per es. nell'opera di M. A. Levi) a partire dal III-IV secolo non sia citata. Al contrario, ci viene mostrata una società molto simile, per certi versi, a quella moderna, che presenta un'articolata divisione del lavoro, processi produttivi e soluzioni logistiche di grande complessità. L'ultimo capitolo è particolarmente godibile perché mette alla berlina le tesi della "lunga transizione" dall'antico al medioevo. In sintesi, secondo l'autore, ciò che ha determinato la transizione tra età antica e medioevo sono state le invasioni barbariche e la nascita e la diffusione dell'Islam, che hanno segnato profondamente la cultura materiale e intellettuale delle popolazioni dell'impero e dei paesi limitrofi (in questo sembra sentire un'eco del famoso saggio di Pirenne su Maometto e Carlomagno) .

visione nuova Di r. stefano-19 novembre 2010

E imprevista sulla caduta- non caduta della storia romana. Ci offre un modo di vedere le cose totalmente diverso mettendo in risalto gli aspetti positivi di questa civiltà.

La caduta di Roma e la fine della civiltàDi F. Benito Maria Emanuele-18 novembre 2010

L'obiettivo di questo saggio è un attacco frontale al concetto di periodo tardoantico, o meglio a quella interpretazione della fine dell'Impero Romano che la stempera in un lunghissimo periodo di transizione che si colloca tra la metà del III fino al IX secolo e che tende a ridimensionare il ruolo dirompente avuto dalle invasioni barbariche, soprattutto nell'Impero d'Occidente. L'autore intende invece dimostrare che 1) le invasioni delle popolazioni barbariche furono appunto "invasioni" e non innocue Vlkerwnderungen, come si usa chiamarle tra gli studiosi germanici; 2) l'effetto delle invasioni fu così dirompente da distruggere la complessa trama della società e dell'economia dell'impero romano, facendone regredire i territori ad un livello di civilizzazione in molti casi precedente a quello della conquista romana; Altri eventi, quali le pandemie del VI secolo e le massicce eruzioni vulcaniche che alterarono il clima devono essere considerati cause accessorie. Per fare ciò, il criterio utilizzato da Ward-Perkins è mostrare il declino repentino di alcuni elementi tipici di una società complessa, quali a) la scrittura, b) la produzione e il commercio di ceramiche di qualità a lunga distanza e c) l'utilizzo di tegole per le coperture. Da notare che questi "segnali" sono stati scelti in quanto la loro diffusione anche in famiglie di modesta condizione sociale è un sintomo del livello di complessità della società imperiale romana. Perché l'Impero Romano d'Oriente si è salvato, pur essendo il primo bersaglio delle invasioni barbariche? La tesi dell'autore mi sembra poco convincente: Costantinopoli aveva un sistema di difese naturali e artificiali insuperabili e la flotta romana sorvegliava gli stretti Tutto il saggio è scritto con uno stile vivace e caustico e mostra una indubbia conoscenza dei più recenti risultati degli scavi archeologici. Mi colpisce il fatto che la crisi economica e demografica dell'Impero (che ho letto, per es. Nell'opera di M. A. Levi) a partire dal III-IV secolo non sia citata. Al contrario, ci viene mostrata una società molto simile, per certi versi, a quella moderna, che presenta un'articolata divisione del lavoro, processi produttivi e soluzioni logistiche di grande complessità. L'ultimo capitolo è particolarmente godibile perché mette alla berlina le tesi della "lunga transizione" dall'antico al medioevo. In sintesi, secondo l'autore, ciò che ha determinato la transizione tra età antica e medioevo sono state le invasioni barbariche e la nascita e la diffusione dell'Islam, che hanno segnato profondamente la cultura materiale e intellettuale delle popolazioni dell'impero e dei paesi limitrofi (in questo sembra sentire un'eco del famoso saggio di Pirenne su Maometto e Carlomagno) .

La fine di RomaDi M. Giuseppe-22 settembre 2010

Interessante saggio, in cui l'autore vuole opporsi ad una recente corrente di pensiero (soprattutto di matrice anglosassone) che vuole vedere la fine dell'Impero Romano, come un normale processo di lenta trasformazione, libero da connotazioni apocalittiche ed i barbari, non più invasori, ma quasi ospiti da assimilare e via così. L'autore vuole ritornare alla vecchia visione: fine traumatica dell'impero che provoca un vero proprio crollo sociale, che sconvolge l'intera teatro europeo.

molto interessanteDi r. annalisa-14 settembre 2010

testo davvero molto interessante per capire la visione che ha l'autore a proposito della caduta o "non caduta" di Roma. una visione del tutto nuova!