I Buoni

Può ciò che viene raffigurato come il bene assoluto celare tenebre e giochi sporchi? Secondo Luca Rastello in I buoni sì perché il suo è un romanzo sulle Onlus, rappresentate senza falsi ideologismi e con l’umanità di chi ci lavora che può essere totalmente magnanima e positiva, ma nascondere anche, come per tutti noi, lati oscuri. Questa è la storia di Don Silvano, prete dai vestiti consumati, dalla sciarpa colorata intorno al collo, dai toni magnanimi e dallo sguardo di chi, nella vita, ha sofferto e ancora soffre, per gli altri. Vicino al tempio del potere, a politici, musicisti, magistrati, ma anche a carcerati e sofferenti, questo uomo santo sembra il volto pubblico del bene, di colui a cui ci si può affidare totalmente. Così un giorno la piccola Aza, ragazzina dei quartieri più poveri e dei ceti più umili volge il suo sguardo verso Silvano in cerca di aiuto e lui, dall’alto del suo potere, le dà tutto: una casa, un lavoro, un nuovo modo di parlare, insomma una nuova vita. Ma qual è il prezzo da pagare per Aza? Lei se lo chiede perché le sembra assurdo avere così tanto in cambio di niente, solo per un gesto di bontà. Lei è abituata, da dove viene, che tutto ha un prezzo. Anche la bontà deve averlo. Questa domanda percuote tutta la storia e stravolge il cuore del lettore, disabituato a pensare al bene in questi termini, in una società incasellata e costellata da muri in cui i buoni sono al di là, scevri di tutto. Ma prima o poi questo prezzo da pagare arriverà e Don Silvano cercherà di tenere legata Aza con una corda stretta stretta fino a spingerla a decidere se cedere ad un sottile ricatto o lasciare tutto quello che ha ottenuto. Con I buoni di Luca Rastello il lettore è chiamato una volta per tutte a fare i conti con la propria coscienza, a dire addio alle illusioni cristiane della bontà assoluta, per capire che l’esistenza è piena di sfumature in bianco e nero.