Bouvard e Pécuchet
- Editore:
Quodlibet
- Collana:
- Compagnia Extra
- Traduttore:
- Martini G.
- Data di Pubblicazione:
- 27 giugno 2018
- EAN:
9788822901378
- ISBN:
8822901371
- Pagine:
- 368
- Formato:
- brossura
Trama Bouvard e Pécuchet
Bouvard e Pécuchet è un romanzo mirabile, famoso e divertente. L'ultimo di Gustave Flaubert, che non è riuscito a terminarlo ma ha annotato come si sarebbe dovuto concludere; pubblicato nel 1881, un anno dopo la morte.
I due copisti, il gioviale Bouvard e il segaligno Pécuchet, lasciato il modesto lavoro d’ufficio a Parigi, si insediano in campagna, dove per occupare il tempo si avventurano, da principianti inesperti ed eroicomici, in tutti i campi del sapere umano, con risultati ogni volta disastrosi e spassosi: agronomia, giardinaggio, arte delle conserve (ma tutto va a male e i barattoli scoppiano), chimica, medicina, geologia, teatro, politica, spiritismo, religione, pedagogia... scivolando di scienza in scienza, di mania in mania, sempre dissolto dalla loro ridicola incapacità. Eroi del fallimento perenne, prototipi della nostra umanità tutta scienza, progresso e stupidità. E finiranno come? a fare l’unica cosa che sanno fare, i copisti.
Recensioni degli utenti
Bouvard e Pécuchet-21 febbraio 2011
Da Nobel per la letteratura, una goduria imprescindibile. Bouvard e Pecuchet, due anime semplici che ingenuamente credono di poter immagazzinare tutte le conoscenze in un unico sapere, metafora della cultura enciclopedica positivistica di stampo illuminista che pretendeva di dare una risposta completa a tutto. Una cultura al tramonto all'epoca in cui Flaubert scrive, che sta per lasciare il passo all'alba della "distruzione delle certezze". I due abbandonano Parigi e si rifugiano in una proprietà in campagna dove si dedicano alle loro passioni, agli studi e alle letture, per soddisfare il loro desiderio di conoscenza. Flaubert gioca e si diverte a prendere in giro un tale ridicolo accanimento "culturale", destinato inesorabilmente al fallimento.
Bouvard e Pécuchet-29 ottobre 2010
Mi aspettavo molto ma molto di più. è strutturalmente ripetitivo, ma soprattutto si sente che Flaubert avrebbe voluto scriverlo in punta di penna, con ironia e leggerezza; invece non riesce quasi mai a strappare un sorriso: è goffo, o almeno io l'ho sentito così. ci sono anche dei momenti belli, e in generale tutto il discorso sottinteso è sicuramente importante: ma mi è sembrata la classica rovesciata che si stampa sulla traversa.