Arte e astrologia nel palazzo Schifanoja di Ferrara di Aby Warburg edito da Abscondita

Arte e astrologia nel palazzo Schifanoja di Ferrara

Editore:

Abscondita

Collana:
Miniature
Traduttore:
Cantimori E.
Data di Pubblicazione:
11 marzo 2014
EAN:

9788884164292

ISBN:

888416429X

Pagine:
74
Formato:
brossura
Argomenti:
Pittura e tecniche della pittura, Religioni e mitologie antiche
Acquistabile con la

Descrizione Arte e astrologia nel palazzo Schifanoja di Ferrara

"Già da parecchio tempo vedevo chiaramente che un'analisi iconologica particolare degli affreschi di Palazzo Schifanoja avrebbe dovuto rivelare la duplice tradizione medioevale del mondo figurativo delle divinità antiche. Qui possiamo, seguendo le fonti, chiarire fino nei particolari tanto l'influenza della sistematica dottrina delle divinità olimpiche, come la tramandavano i dotti mitografi medioevali dell'Europa occidentale, quanto anche l'influenza della mitologia astrale, come essa si conservava imperturbata nei testi e nelle immagini della pratica astrologica. La serie degli affreschi murali di Palazzo Schifanoja a Ferrara rappresentava le immagini dei dodici mesi. Il simbolismo complesso e fantastico di queste figure ha resistito finora a ogni tentativo di elucidazione; dimostrerò, estendendo il campo di osservazione a Oriente, che esse sono elementi sopravvissuti di una concezione astrale del mondo delle divinità greche. Sono di fatto null'altro che simboli delle stelle fisse i quali, errando per secoli dalla Grecia attraverso l'Asia minore, l'Egitto, la Mesopotamia, l'Arabia e la Spagna, certo hanno perduto in pieno la chiarezza dei loro contorni greci". Il saggio è corredato dalle riproduzioni dell'intero ciclo degli affreschi del Salone di Rappresentanza di Palazzo Schifanoja. Con uno scritto di Fritz Saxl.

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5 di 5 su 1 recensione

Un testo sacro!Di c. mario-9 marzo 2011

Scrivere qualcosa sul testo di questa conferenza, tenuta da Aby Warburg nel 1912 al congresso di storia dell'arte svoltosi a Roma, è per me molto difficile. Perché questo scritto è un vero e proprio testo sacro della storia della critica d'arte, un punto imprescindibile e fondamentale della riflessione novecentesca sull'arte. Non a caso numerosi e importanti sono stati i commentatori di questa conferenza, punto di snodo delle ricerche warburghiane e pezzo imprescindibile della bibliografia dello studioso. Certamente Warburg doveva essere cosciente delle novità insite del suo studio, novità riguardanti sia la proposta di un nuovo approccio metodologico alla storia dell'arte, sia il tema trattato. La novità metodologica propone lo sconfinamento della storia dell'arte all'interno di discipline diverse, in una interpretazione che lega i fatti artistici ai coevi avvenimenti letterari, filosofici, spirituali in senso lato, e a tutte quelle manifestazioni culturali- anche di epoche e luoghi diversi-che possono gettare luce sulla genesi dello specifico fatto artistico studiato ("Con il metodo del mio tentativo di interpretare gli affreschi di Palazzo Schifanoja spero di aver dimostrato che un'analisi iconologica la quale non si lasci intimorire da un esagerato rispetto dei confini, e consideri antichità, Medioevo e Evo moderno come un'epoca connessa, e interroghi altresì le opere dell'arte autonoma e dell'arte applicata, in quanto sono entrambe e a pari diritto documenti dell'espressione, spero di aver mostrato che questo metodo, cercando di illuminare con cura una singola oscurità, illumina i grandi momenti dello sviluppo generale della loro connessione"): è dunque la fondazione dell'Iconologia, e di quella "scienza dell'immagine" di cui Warburg (come ben sottolinea Claudia Cieri Via) è il capostipite. Da un punto di vista tematico abbiamo qui per la prima volta nella maniera più compiuta il rilevamento dell'importanza dell'astrologia per l'arte del primo rinascimento italiano, in quanto elemento che conserva la tradizione classica per tutto il Medioevo per riconsegnarla all'epoca rinascimentale, ormai matura per depurare il mondo classico delle "croste" che i secoli precedenti gli avevano attaccato. Nell'ambito degli studi italiani dell'epoca, tutti imbevuti di idealismo crociano e formalismo, le novità proposte da Warburg non potevano che provocare sconcerto: basti pensare alle diverse forme di rifiuti dell'iconologia in Croce, Longhi e Lionello Venturi, e al fatto che il metodo iconologico troverà fortuna nel nostro paese solo alcuni decenni dopo. E' inoltre importante notare come Warburg non perda di vista l'oggetto del suo studio, gli affreschi nel Palazzo Schifanoja di Ferrara: giunge così a identificare Francesco Cossa come autore degli affreschi più rilevanti da un punto di vista specificamente artistico, quelli in cui "il forte senso realistico di Cossa supera l'elemento extra artistico dell'intromissione letteraria", mentre gli affreschi più deboli, quelli del mese di luglio per esempio, sono attribuibili a "una personalità artistica più debole che non riesce a imporsi all'arido programma e a dare vita alla raffigurazione". Inoltre, nell'identificazione dell'ideatore del ciclo di affreschi in Pellegrino Prisciani, Warburg si pone come anticipatore di quella storia sociale dell'arte che farà il suo ingresso in campo verso la fine degli anni '40 - tesi sostenuta con forza da Frederick Antal, uno dei padri fondatori di questo indirizzo di studi. La bontà di questa edizione dell'Abscondita è dovuta anche allo scritto che chiude il volume, la commemorazione funebre di Warburg tenuta da Fritz Saxl all'indomani della morte del Maestro. L'apertura della commemorazione è esemplare, perché ci dice della ricchezza e della complessità del pensiero warburghiano. Scrive Saxl: "Warburg era troppo ricco perché una delle nostre teste fosse sufficiente per capirlo interamente e con facilità. E so per certo che altri capiscono meglio la componente filosofica nell'opera di Warburg, e che saprebbero descriverla in modo più ampio di quanto riesca a me". Una simile ammissione di inadeguatezza, proprio perché ci viene da colui che insieme a Gertude Bing era stato l'allievo più fedele dello studioso, non può che metterci in guardia dal cedere a ogni faciloneria.