Afghanistan Picture Show ovvero, come ho salvato il mondo di William T. Vollmann edito da Minimum Fax
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Afghanistan Picture Show ovvero, come ho salvato il mondo

Editore:

Minimum Fax

Collana:
Sotterranei
Traduttore:
Birattari M.
Data di Pubblicazione:
13 febbraio 2020
EAN:

9788833891347

ISBN:

8833891348

Pagine:
382
Formato:
brossura
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Trama Afghanistan Picture Show ovvero, come ho salvato il mondo

Nel 1979, ventenne, William Vollmann si appassiona alle sorti dell'Afghanistan invaso dalle truppe sovietiche e comincia a passare da un lavoro all'altro, cercando di accumulare il denaro sufficiente per partire e affiancare i mujaheddin nella loro lotta di liberazione contro i russi. Nel 1982 parte alla volta del Pakistan, dove trascorrerà buona parte del suo soggiorno in casa di un generale afgano in esilio, parlando con i capi della resistenza, con funzionari pakistani e internazionali che gestiscono gli aiuti per i profughi, e con i profughi stessi, sia quelli più fortunati che si possono pagare la permanenza in città sia i moltissimi costretti a vivere in condizioni pietose nei campi. Un'esperienza in larga parte fallimentare, che «Afghanistan Picture Show» racconta a posteriori attraverso lo sguardo di un Vollmann più adulto e consapevole, capace di guardare con ironia e affetto il proprio io più giovane e ingenuo, che riesce sempre a porre le domande più sbagliate alle persone sbagliate, mentre si contorce tra i dolori della dissenteria. Tra conversazioni piene di equivoci ed estenuanti camminate nell'impervio territorio afgano, trascinato e talvolta trasportato pietosamente dai mujaheddin, Vollmann mette in scena l'idealismo ingenuo e il colonialismo dello sguardo americano sul mondo, in un'opera ibrida che si muove tra romanzo e diario, saggio storico e reportage.

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5 di 5 su 2 recensioni

Consigliato da Saviano. E' quanto direDi u. giovanni-29 marzo 2011

Letto per la prima volta, dopo aver visto una recensione intrigante di Saviano. Come ho avuto modo già di dire Vollmann è un autore particolare. Vive i racconti prima di scriverli. Questa opera giovanile è intrisa di ingenuo velleitarismo ma le riflessioni sull'invasione sovietica dell'Afghanistan e sul comportamento ambiguo dell'occidente sono ancora attuali.

La carne viva della scritturaDi B. Valerio-7 luglio 2010

Vollmann è uno scrittore sopra le righe, per il modo da lui scelto di essere scrittore, prima ancora che per la propria (straordinaria) qualità letteraria. La scelta di comprendere le dinamiche autentiche dell'aggressione sovietica all'Afghanistan , al di là delle contrapposte posizioni mediatiche dell'epoca della Guerra Fredda, nonchè la decisione, tanto ingenua quanto profondamente etica, di provare ad aiutare autenticamente il popolo afghano, lo porta a catapultarsi prima in Pakistan, nelle aree abitate dai rifugiati afghani, e successivamente a sfidare la morte, entrando in Afghanistan con un gruppo di mujahidiin, i partigiani antisovietici. Vollmann in tal modo fa scaturire la sua prosa potente, colta, verace e ironica da una esperienza assolutamente eccezionale per uno scrittore occidentale contemporaneo. Entrare nell'universo poetico e filosofico dello scrittore americano consente al lettore di assaporare l'appagante bellezza della letteratura che trasmette e suscita riflessioni profonde sulla dimensione contemporanea dell'esistenza umana: la guerra, l'umanitarismo e il controverso rapporto tra gli "occidentali" e gli altri popoli del pianeta, la perversa capacità della politica di condizionare e sconvolgere le vite della gente comune. Leggere questo testo di Vollmann può infine indicare una via da seguire ai giovani che si vogliano dedicare all'attività letteraria mettendosi in gioco in prima persona, e permettere ai lettori di ogni età di sentire quanto vasto e complesso può diventare il rapporto tra gli scrittori e il mondo nel quale tocca loro di vivere.