Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere di Siba Shakib edito da Piemme

Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere

Editore:

Piemme

Collana:
Bestseller
Traduttore:
Fossati F.
Data di Pubblicazione:
3 giugno 2008
EAN:

9788856602326

ISBN:

8856602326

Pagine:
348
Formato:
brossura
Argomenti:
Violenza nella società, Studi sull'Islam
Acquistabile con la

Descrizione Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere

Shirin-Gol ricorda ancora le montagne dell'Indu Kusch non devastate dalle bombe. Viveva, da bambina, in uno sperduto villaggio di montagna a cui era stato dato il nome di "Dolce Fiore" e la sua vita pareva già fissata. Poi arrivarono i russi e iniziò una guerra stupida che si portò via padri, fratelli, mariti. Da allora Shirin-Gol non ha smesso di fuggire: dalla fame, dalla miseria, dalla negazione dei più elementari diritti umani, dai soldati dell'Armata Rossa, dai Mujahedin, dai Talebani, da decenni di efferate faide fratricide che hanno devastato l'anima del suo paese. Data in moglie a quattordici anni per onorare un debito di gioco ha dato alla luce i suoi figli, ha lottato per la sua famiglia, ha imparato a leggere, a scrivere, a pensare. Siba Shakib, regista e documentarista, racconta da anni la vita del popolo afgano e la condizione delle donne: dalla sua esperienza nei campi profughi è nato questo libro che mostra perché, da sempre, il fanatismo religioso è terrorizzato dalla serena forza delle donne.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 4 recensioni

Troppo emozionanteDi B. RITA-3 febbraio 2012

Libro davvero emozionante, che ho faticato a leggere non per mancanza di fluidità narrativa, ma per i forti sentimenti di indignazione che mi suscitava ogni volta che lo aprivo. La realtà afghana è terribile, il dolore versato inutilmente è ogni volta un pugno nello stomaco. Forse un libro non è sufficiente a cancellare anni di orrori, però insegna il valore e il rispetto per l'umanità.

La donna negata.Di c. monica-21 settembre 2011

Prima i Signori della guerra e poi ancora peggio: "I Talebani". Un paese devastato da guerre intestine, la fame le bombe, le fughe. Donne ricoperte dalla testa ai piedi, una scusa per nasconderle da occhi indiscreti mentre vengono stuprate dai padroni dell'Afghanistan. Gli uomini si ritengono depositari di ogni diritto sulle donne, la verginita' femminile e' di assoluta importanza sia per la donna che per l'uomo, eppure questi Talebani, le rapiscono per i propri piaceri sessuali, le disonorano per poi considerarle impure e prostitute. Le donne non possono leggere ne scrivere, non possono uscire di casa se non accompagnate da uomini e tante di esse non hanno piu' parenti maschi e per loro e' fame e morte. Con l'arrivo dei Talebani le donne smettono di esistere, non possono essere curate da medici uomini, ma alle donne e' negato l'esercizio di ogni professione, donne che muoiono di curabilissime malattie. Donne disprezzate perche' donne, donne date in mogli per debiti di gioco, donne mutilate nei genitali, bambini strappati ai genitori per diventare i trastulli sessuali dei Talebani per poi essere educati ed inquadrati nei loro squadroni di assassini. Quante di queste donne hanno subito queste brutalita' e soprusi, e vogliono resistere, perche' mostrare il viso e' resistenza, insegnare e imparare a leggere e scivere e' resistenza. Shirin-Gol ha imparato a leggere e scrivere, ha avuto figli, alcuni frutti di violenze sessuali, e' fuggita da quel paese dove le leggi erano dettate dall'ignoranza di uomini che interpretavano la religione a modo loro, solo per detenere il potere assoluto sulla popolazione soprattutto femminile.

Molto toccanteDi C. Giuseppe-8 febbraio 2011

Occhi che ricoradno scenari ormai inesitenti, emozioni che ripercorrono il passato che non può più tornare e il presente che fa solo piangere e rattristare. La guerra ha sconvolto tutto e non solo le case e le strade, ma anche e soprattutto le anime piangenti. Impossibile non emozionarsi con questo libro ricco di verità difficili da immaginare ma davvero esistenti.

Afghanistan, dove Dio viene solo per piangereDi S. Micaela-12 novembre 2010

La lettura di questo libro è stata un po' travagliata. L'ho cominciato e interrotto spesso, nonostante lo stile di scrittura sia semplice e scorrevole. Semplicemente per vergogna. Il libro è semplice ma è un pugno nello stomaco per tutte le cose che si danno, di giorno in giorno, per scontate. Fa bene vergognarsi, di tanto in tanto, ce ne dimentichiamo troppo spesso. 'Questa è resistenza'. Questa frase, ripetuta in vari punti del libro, credo che racchiuda il vero spirito di questo racconto. C'è resistenza dove un essere umano vede ancora nel suo simile un altro essere umano, e non solo un velo, un mendicante, un afgano, una donna.