Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta
- Editore:
Bompiani
- Collana:
- I grandi tascabili
- Edizione:
- 10
- Data di Pubblicazione:
- 14 novembre 2001
- EAN:
9788845250354
- ISBN:
8845250350
- Pagine:
- 622
- Formato:
- brossura
Trama Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta
Con "Un weekend postmoderno" Tondelli ha elaborato il suo romanzo critico sugli anni Ottanta, una lunga narrazione a scenari che racconta le mode e la musica, le nuove tendenze artistiche e letterarie, le scoperte e gli entusiasmi, la vitalità della provincia italiana in questo decennio. Per la sua ricchezza, per la presa diretta che anima la scrittura tondelliana, negli anni, "Un weekend postmoderno" è stato considerato un libro cult per le nuove generazioni. Tondelli così lo ha definito: "Un weekend postmoderno è un viaggio, per frammenti, reportage, illuminazioni interiori, riflessioni, descrizioni partecipi e dirette, nella parte degli anni Ottanta più creativa e sperimentale."
Recensioni degli utenti
Articoli sul panorama culturale degli anni Ottanta-22 febbraio 2017
Tondelli è stato un autore imprescindibile per comprendere la cultura post '77. Rileggere dopo vent'anni, o forse più, questa raccolta di articoli (da Linus al Resto del Carlino) mi riporta ai vecchi dibattiti (quando non c'era Facebook) su autori come Bret Easton Ellis, Céline, Nick Cave, Wim Wenders e le mostre del Cinema e le rassegne del cinema d'autore, Keith Haring e i nuovi scrittori di Transeuropa (Ballestra, Romagnoli e tanti altri) . Inoltre, una Bologna che non c'è più...
Un weekend postmoderno-12 aprile 2011
Romanzo affabile, che ammicca il lettore pur senza basse furbizie. Compratevi questo libro e mettetelo in libreria, in un posto accessibile. Quando ne avete voglia, o bisogno, prendetelo, e leggetelo a caso, aprendo una pagina e seguendo le vostre suggestioni, in maniera non lineare. Non leggetelo tutto, ma a brani, spezzettati, per sovrapposizioni, per analogie, rileggetelo, non leggete altre pagine, così come viene. Questo libro ha tanti pregi - la descrizione della Provincia, di una certa cultura trasversale degli anni '80, una riflessione sulle arti meno frequentate, una revisione critica di esperienze passate, con il modello a volte evocato, a volte sotteso, di Guido Piovene rivisitato, l'utilizzo di termini di nuovo conio ed oggi à la page o alquanto dibattuti, da post-rock a post-vawe a Padania (!), la sfida di prendere sul serio non solo i Neon e i Diaframma, ma addirittura Zucchero Fornaciari (!) - ma il suo maggiore è quello di farsi leggere in maniera post-moderna, e di fondersi in un tutt'uno con gli oggetti narrati. Sarebbe bello un saggio postmoderno sul modo di "non" leggere questo libro.