La voce e il fenomeno. Introduzione al problema del segno nella fenomenologia di Husserl di Jacques Derrida edito da Jaca Book

La voce e il fenomeno. Introduzione al problema del segno nella fenomenologia di Husserl

Editore:

Jaca Book

A cura di:
G. Dalmasso
Data di Pubblicazione:
1 marzo 2010
EAN:

9788816370043

ISBN:

8816370041

Pagine:
173
Formato:
brossura
Argomento:
Filosofia occidentale: dal 1900
Acquistabile con la

Descrizione La voce e il fenomeno. Introduzione al problema del segno nella fenomenologia di Husserl

Durante gli anni che seguirono, circa dal 1963 al 1968, cercai di dare forma - in particolare nei tre lavori pubblicati nel 1967 - a ciò che non doveva in alcun modo essere un sistema, ma una specie di dispositivo strategico aperto sul suo proprio abisso, un insieme non chiuso, non chiudibile e non totalmente formalizzabile di regole di lettura, d'interpretazione, di scrittura.... Così confessa Derrida; gli anni a cui egli si riferisce sono quelli dominati dallo strutturalismo e dalle indagini sulla natura del segno, sullo statuto del testo, sul rapporto tra linguaggio e potere. Con i tre volumi ricordati - La voce e il fenomeno, Della grammatologia) e La scrittura e la differenza) -, il filosofo intervenne in questo dibattito cercando di individuare, all'interno di un sistema che finisce sempre per concepirsi come chiuso e autosufficiente, le tracce di quelle contaminazioni che, più che distruggerlo, lo decostruiscono e così facendo anche lo aprono e lo sollecitano verso una scena - in verità la stessa all'interno della quale ogni esperienza umana fin da principio drammaticamente si muove - che non è mai stata e mai potrà essere concepita come una mera struttura. In queste pagine, attraverso un confronto serrato con la fenomenologia di Husserl, le ragioni di una simile sollecitazione sono individuate con un'originalità e un rigore tali da rendere ha voce e il fenomeno un classico della filosofia contemporanea.

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5 di 5 su 1 recensione

Persona e fenomeno nella voce? Di g. dario-14 gennaio 2012

Jacques Derrida, qui, strabilia la comunità dei philosophes francesi ed euroamericani con il suo solito stile severo e raffinatissimo che lo rendono ancor prima che filosofo un vero e proprio poeta, un esaudimento heidegerriano del ruolo che prefigurava al nuovo filosofo del novecento nel famosissimo Zein Und Zeit. Uno dei libri di Jacques Derrida, questo, più complessi dove analizza in sintesi, operazione che gli riesce, quanto di psichico vi sia nel linguaggio, a partire da quel "bedeutungen" husserliano, e come l'estetica del segno, dell'indice e del linguaggio hanno sempre una forza di gravità allucinatoria per il soggetto che attraverso questi si rappresenta ora, e dopo, ora e dopo, in un circolo senza fine dove la dif-ferenza è l'eterno rimando a qualcos'altro oltre il soggetto. Nella impurità del linguaggio Derrida trova la modalità di rappresentazione ecfrastica del fenomeno attraverso una "scrittura" dell'osservazione, odeporico avventuroso e contemporaneamente pericoloso. Il fenomeno è il risultato della vivificazione interiore ed esteriore dell'indice, di quel voler-dire (in inglese to mean, e bedeutungen in tedesco) che si piega sempre alla costrizione della scatola delle possibilità della retorica. Con ritmi ad otto ottani Derrida chiarisce che l'interiorità è una condizione imprescindibile dal segno, dal significante che trova significato nel fenomeno, in quanto "s-velatura", s-velamento e ad un tempo ri-velazione. Un libro difficile che però può divenire sorgente inaspettata per un nuovo fiume di impressioni e illuminazioni accurate su cosa si "è" e "come" si "è", e come l'essere è in ogni modo il frutto di una riflessione il cui albero maestro è il segno nella sua dualità conflittuale di significante e significato. Dario Matteo Gargano.