Il viaggio di Joenes di Robert Sheckley edito da Sellerio Editore Palermo
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Il viaggio di Joenes

Collana:
Fantascienza
A cura di:
A. Barbato
Traduttore:
Vulpius G.
Data di Pubblicazione:
14 Marzo 1996
EAN:

9788838912146

ISBN:

8838912149

Pagine:
198
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5 di 5 su 1 recensione

Il mondo perduto di SheckleyDi s. gianfranco-19 Luglio 2010

Gli anni ’50 sono stati una stagione d’oro per la fantascienza Usa. Fiorire di riviste, comparsa di autori di valore, successo di pubblico. Non per caso: il genere entrava nella maturità stilistica e cominciava ad abbassare lo sguardo dagli imperi galattici alle miserie della Terra. In quegli anni si parlò molto di fantascienza sociologica, un sottogenere che si ispirava alle illogicità della società americana per delineare futuri in genere cupi dominati dalle multinazionali. In pratica, il nostro presente. La rivista di punta di questa tendenza era Galaxy e Robert Sheckley (1928 – 2005) il suo miglior autore. Sheckley, talento precoce e prolifico era diventato celebre per gli innumerevoli racconti sarcastici intrisi di umorismo nero che irridevano ai valori costituiti dell’ordinary man americano. Quasi sempre, le storie vertono su una trovata, un punto di vista inatteso che ne capovolge il significato. In effetti è il racconto breve la narrazione in cui Sheckley riusciva meglio. Ed è forse per questo che affrontò il romanzo molto più tardi. Il viaggio di Jones (Journey beyond Tomorrow) del 1963 è il suo esito migliore in questo campo e riassume le migliori caratteristiche dei racconti nel satireggiare gli Usa di Kennedy e le loro ossessioni. Joenes osserva il mondo con occhi candidi, ma mai ingenui, conservando sempre un sano scetticismo. Troverà rifugio nelle isole del Pacifico e ciò lo salverà dalla catastrofe atomica. Arriverà a fondare una nuova civiltà assumendo col tempo proporzioni leggendarie (la storia è narrata dal punto di vista di un cantastorie che riporta fatti di mille anni prima, arricchendole di citazioni pseudo mitologiche). Il libro fu un successo, ma il seguito della carriera di Sheckley subì un’inesorabile declino. I dieci anni di produzione di short story ricche di trovate avevano esaurito la sua vena creativa, come lui stesso ammise in seguito. Negli anni sessanta, aiutato anche da uno stile eccellente, riuscì a scrivere ancora dei buoni racconti, ma in seguito il livello di leggibilità della sua produzione divenne infimo. Purtroppo. In realtà, è più probabile che Sheckley sia stato uno scrittore sui generis, nel senso che non provò mai una compulsione creativa, malgrado il geniale talento. Semplicemente, in un certo momento, poté approfittare di una contingenza favorevole per fare ciò che gli veniva naturale, ricavandone fama e benessere (ma non sino alla fine dei suoi giorni). Poi, però, l’innato pessimismo, derivante dalla disincantata intelligenza, deve averlo convinto che non sarà la letteratura a salvare il mondo. Al vecchio Bob piaceva molto di più viaggiare per il mondo. In ogni caso, citando Neil Gaiman, durante gli anni ’50 e per metà dei ’60, è stato forse il miglior autore di narrativa breve che abbia lavorato in qualunque campo. Il viaggio di Jones è all’altezza di questo giudizio.