Venezia. Cultura e società (1470-1790) di Oliver Logan edito da Il Veltro

Venezia. Cultura e società (1470-1790)

Editore:

Il Veltro

Traduttore:
Delfino S.
Data di Pubblicazione:
1980
EAN:

9788885015104

ISBN:

8885015107

Pagine:
482
Argomento:
Storia culturale e sociale
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Descrizione Venezia. Cultura e società (1470-1790)

La cultura e la società degli ultimi tre secoli di vita della Serenissima Repubblica di Venezia sono oggetto del ponderoso studio di Oliver Logan. Ll'Autore si è avvalso sia delle ricerche archivistiche compiute a Venezia in lunghi anni e delle fonti contemporanee, sia degli studi più recenti apparsi sulla storia della città adriatica. Il saggio è inoltre per il lettore fonte di riflessione per la molteplicità dei confronti interdisciplinari attraverso i quali viene tracciato quanto mai interessante della società e della vita a Venezia dal 1470 al 1790.

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RECENSIONEDi T. FRANCO-1 Agosto 2008

La cultura e la società degli ultimi tre secoli di vita della Serenissima Repubblica di Venezia sono oggetto dell'eccellente, erudito e ponderoso studio di Oliver Logan, pubblicato in Gran Bretagna dalla Casa Editrice Batsford di Londra ed ora tradotto in Italia e pubblicato da «Il Veltro Editrice». Eccellente per il quadro che l'Autore dà di quella fastosa civiltà; erudito per il metodo storico utilizzato dallo studioso, che si è avvalso sia delle ricerche archivistiche compiute a Venezia in lunghi anni e delle fonti contemporanee, sia degli studi più recenti apparsi sulla storia della città adriatica. Il saggio è inoltre per il lettore fonte di riflessione per la molteplicità dei confronti interdisciplinari attraverso i quali viene tracciato quanto mai interessante della società e della vita a Venezia dal 1470 al 1790. Nel primo capitolo l'Autore, professore di storia all'University of East Anglia di Norwich, disegna il profilo di Venezia città-galante, che gode da tempo immemorabile di una completa libertà civile e di una costituzione perfettamente equilibrata nei suoi poteri. Dopo una rapida sintesi delle articolazioni del governo e della struttura sociale, da cui derivano le immagini di Venezia-Stato di libertà e Venezia-Stato misto, Logan ricorda come si creò il mito della Serenissima. In un'epoca nella quale molti governi repubblicani e principeschi in Italia erano falliti - afferma l'Autore - Venezia appariva come un modello di stabilità e come il più vigoroso esponente, fra quelli ancora esistenti, di libere istituzioni politiche. Questo mito, alimentato anche dagli scritti di eruditi, - come ad esempio il De Magistratibus Venetorum dell'austero Gasparo Contarini -, fu tanto più forte in quanto sussisteva una totale incertezza circa il reale meccanismo del funzionamento dello Stato veneziano. Anche gli studiosi fiorentini del sedicesimo secolo e quelli francesi difensori della monarchia costituzionale furono entusiasti ammiratori della costituzione veneziana. Ma non è sul mito di Venezia che s'incentra l'opera, bensì sulle realtà culturali e sociali della città e sulla definizione dell'erudito e austero ethos veneziano. Il dibattito sul valore della vita attiva e di quella contemplativa, che si sviluppò in quegli anni; le istituzioni erudite che esso promosse sono i temi dei primi capitoli, insieme a quello del ruolo culturale dei domini veneziani, quest'ultimo motivo conduttore dell'intero libro. Il maggiore interesse, tuttavia, è costituito per Logan dalle relazioni tra la società della Dominante e quella della Terraferma nella letteratura, nelle arti visive e nella musica. Il lungo capitolo dedicato al mecenatismo e al collezionismo d'arte è integrato da un'Appendice che elenca i principali protettori delle arti a Venezia e nel Veneto dal 1520 al 1630. Si tratta di un centinaio di ampie note biografiche e di collezionisti, mecenati e appassionati d'arte, frutto di una ricerca originale e inedita per la quale l'Autore si è avvalso di fonti contemporanee finora praticamente dimenticate, come Anonimo Morelliano, nonché di guide e cataloghi pubblicati in quegli anni. A proposito di questo fenomeno, l'Autore si chiede se la mania antiquaria degli ultimi anni del XVI secolo non rifletta in un certo senso le incertezze e le difficoltà del commercio internazionale cui Venezia doveva la sua ricchezza, determinate dalle mutate condizioni politiche europee. Ampio spazio viene dato poi all'analisi comparata dalle tradizioni artistiche, letterarie e musicali della civiltà veneziana: l'interpretazione del colore e del disegno; lo sviluppo della commedia popolare; i titoli e i requisiti dei Maestri di Capella. Nell'ultimo capitolo si ritorna al tema del mito di Venezia nel XVIII secolo. Ormai non è più lo Stato oggetto delle apoteosi pittoriche commissionate ai grandi nomi dell'arte, bensì le grandi famiglie come i Pisani e i Rezzonico, che arricchiscono con grandi affreschi a loro gloria i propri palazzi. L'antica aspirazione alla grandezza della Repubblica ormai cede il passo e il libro si chiude con una nota di nostalgia e di evasione dalla realtà. Una ricca iconografia e un'ampia bibliografia corredano l'opera, che può considerata uno dei più significativi contributi finora apparsi sulla storia della cultura e delle civiltà veneziane. Franco Tagliarini