Di tutto resta un poco. Letteratura e cinema

Di tutto resta un poco è un volume postumo, su cui Antonio Tabucchi stava lavorando quando, il 25 marzo 2012, è morto a Lisbona a causa del cancro che da tempo lo affliggeva. Di tutto resta un poco, un titolo che richiama una poesia del poeta brasiliano Carlos Drummond de Andrade, tradotta dallo stesso Tabucchi. L’autore pisano nella sua ultima opera di letteratura e cinema. Già nell’incipit traccia un profilo del suo pensiero: "La letteratura è sostanzialmente questo: una visione del mondo differente da quella imposta dal pensiero dominante, o per meglio dire del pensiero al potere, qualsiasi esso sia. È il dubbio che ciò che l'istituzione vigente vuole sia così, non è esattamente così. Il dubbio, come la letteratura, non è monoteista, è politeista. Peraltro le conseguenze dei pensieri monoteisti, che non nutrono alcun dubbio, sono sotto gli occhi di tutti". Gli argomenti toccati da Tabucchi sono numerosi, si passa dall’ispirazione artistica al racconto, passando per la poesia, il canto e il gusto. Sul cinema consegna ai lettori delle pagine memorabili che rappresentano un omaggio al grande cinema, come quello di Marilyn Monroe e di Almodovar. E poi racconta quali sono stati gli autori che gli hanno fornito l’imprinting creativo, quelli che lo hanno formato . Tra questi troviamo Pessoa, Borges, Kipling, Primo Levi, ma anche Daniele Del Giudice, Enrique Vila-Matas, Mario Vargas Llosa e molti altri. Autori che furono per lui maestri, ma forse ancor di più amici, compagni di un viaggio chiamato vita. E proprio questo tema, quello dell’amicizia, come spesso avviene nelle opere di Tabucchi, è uno punti cardine su cui ruota la narrazione. Antonio Tabucchi, con Di tutto resta poco, scrive il suo punto di vista su cinema e letteratura.