Il trionfo della morte di Gabriele D'Annunzio edito da Mondadori

Il trionfo della morte

Editore:

Mondadori

Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2002
EAN:

9788804506461

ISBN:

8804506466

Pagine:
556
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3 di 5 su 8 recensioni

Il trionfo della morteDi F. Pierandrea -27 marzo 2012

Romanzo che insieme ad altri due (precisamente Il piacere e L'innocente) forma la trilogia nota come 'i romanzi della Rosa' , è fortemente legato all'ideologia tipicamente dannunziana del superuomo. Ed è un po' così, Giorgio Aurispa, il suo protagonista, eccessivo, superiore, dispersivo e disincantato. Una storia originale anche per la struttura narrativa.

Il trionfo della morteDi F. Maria-6 luglio 2011

Il titolo di persè già parla chiaro, sappiamo già cosa leggeremo, tuttavia non sconvolge per nulla il lettore, in quanto sin dalle prime pagine l'autore insiste fortemente sul tema della morte. Giorgio ed Ippolita sono i due personaggi principali: sono amanti, vivono una relazione clandestina tormentata e vorticosa, la donna è malata d'epilessia e nel contempo è talmente vigorosa e misteriosa da attrarre Giorgio in maniera ineludibile. Ancora una volta un romanzo di D'Annunzio che pone sulla scena il fallimento del modello superomistico e la contraria celebrazione di un antieroe, omicida e suicida al tempo stesso.

Il trionfo della morteDi b. alfio-6 luglio 2011

Gli influssi del decadentismo emergono in tutta la loro proflussività, ma non è il romanzo dannunziano che preferisco, ma contiene uno dei suoi più celebri pezzi di virtuosismo lessicale e imaginifico: l'inorridita descrizione dei pellegrini al santuario di Casalbordino, dove il gusto decadente per il sordido e lo sfatto rasenta il grottesco - oppure, se si preferisce, vi cade a capofitto.

Il trionfo della morteDi r. andrea-5 aprile 2011

Questo è un po' il manifesto del superomismo nietzscheano in salsa italica. La vita tragica di Giorgio Aurispa, continuamente conteso tra la sensuale carnalità della vita ed il romantico abbraccio della morte. L'eredità psicologica dell'adorato zio Demetrio - suicida -, l'attrazionedisgusto nei confronti di Ippolita, il tutto mescolato in una decadente, superomistica concezione della vita. E della morte.

Il trionfo della morteDi r. Giuseppe-5 ottobre 2010

Un D'Annunzio in piena ubriacatura nicciana (e wagneriana) con tanto di finale tragico; non è il romanzo dannunziano che preferisco, ma contiene uno dei suoi più celebri pezzi di virtuosismo lessicale e imaginifico: l'inorridita descrizione dei pellegrini al santuario di Casalbordino, dove il gusto decadente per il sordido e lo sfatto rasenta il grottesco - oppure, se si preferisce, vi cade a capofitto.

Una conclusione tragica, ma annunciataDi D. Francesco-15 settembre 2010

Il titolo di questo romanzo dannunziano già prelude alla catastrofe finale, che tuttavia non sconvolge per nulla il lettore, in quanto sin dalle prime pagine l'autore insiste fortemente sul tema della morte. Giorgio Aursipa ed Ippolita Sanzio sono i due personaggi principali: sono amanti, vivono una relazione clandestina tormentata e vorticosa, la donna è malata d'epilessia e nel contempo è talmente vigorosa e misteriosa da attrarre Giorgio in maniera ineludibile. Ancora una volta un romanzo di D'Annunzio che pone sulla scena il fallimento del modello superomistico e la contraria celebrazione di un antieroe, omicida e suicida al tempo stesso.