Ti ho chiamato Fabiola

La notte del 19 dicembre 2003 Fabiola, una ragazza di appena 15 anni «con l’intensità e la gioia di un arcobaleno che irradia e squarcia il cielo con la sua bellezza», rimane vittima di un incidente stradale sulla tangenziale di Napoli. Una serata speciale, trascorsa con gli amici nell’allegria di una discoteca, si trasforma, senza alcuna spiegazione, in una tragedia per la famiglia di Faby e di quanti l’abbiano conosciuta e amata. La perdita di un glio è, con ogni certezza, il più atroce tra i dolori che si possano abbattere su un genitore: «il vuoto che lascia la morte è inspiegabile». Carmela, “orfana” dell’amata glia, ricade in un abisso di disperazione, dubbio e solitudine. Da questa dimensione, estranea e lontana dalla realtà, seppure oca ma inesorabile si fa avanti un baluginio, che progressivamente diventa luce e poi certezza: «La morte non è ne ma trasformazione». Il Caso vuole che Fabiola continui a comunicare il proprio amore alla madre attraverso Segni sempre più evidenti: «un amore nuovo». «Un amore di comunione di sensi». Ecco l’inizio di un percorso tortuoso, ma catartico, per ricostruire il legame più forte che esiste in natura: il rapporto madre-glio e trovare, nalmente, la Pace nella serenità della Fede.