Testa di capo. Come essere i migliori imparando dai peggiori di Robert I. Sutton edito da Rizzoli

Testa di capo. Come essere i migliori imparando dai peggiori

Editore:

Rizzoli

Traduttore:
Katerinov I.
Data di Pubblicazione:
21 aprile 2010
EAN:

9788817040655

ISBN:

8817040657

Pagine:
243
Formato:
brossura
Argomento:
Gestione: leadership e motivazione
Acquistabile con la

Descrizione Testa di capo. Come essere i migliori imparando dai peggiori

La maggior parte di noi ha un capo, oppure è un capo, o entrambe le cose. E siccome è sul lavoro che trascorriamo una buona fetta del nostro tempo, costruire dei rapporti civili e improntati al rispetto e alla collaborazione tra capi e sottoposti è essenziale per una vita serena e ricca di soddisfazioni. L'arsenale del cattivo capo è praticamente inesauribile, dalle forme più sottili e crudeli di mobbing alla pura idiozia: nessuno vorrebbe avere un superiore come quel produttore di Hollywood che licenziava un assistente alla settimana perché "odiava essere guardato negli occhi", o come il presidente di quello studio legale per cui "contava solo il guadagno, e al diavolo tutto il resto". Per fortuna Sutton cita anche le eccezioni, come quella dirigente che si incaricò in prima persona di trovare un nuovo impiego ai dipendenti che era stata costretta a licenziare, e si sforzò di farli lavorare fino all'ultimo giorno in un'atmosfera di fiducia e rispetto reciproco. "Testa di capo" non è un arido manuale di management, e non pretende di fornire una formula magica per trasformare il luogo di lavoro in un paradiso: in queste pagine scopriremo che un buon capo è testardo ma non troppo, ha la mente aperta ma le idee ben chiare, è una persona decisa ma sa tenere sotto controllo la rabbia, temperandola con l'empatia.

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1 di 5 su 1 recensione

Totale perdita di tempoDi B. Giulia-25 ottobre 2010

Robert Sutton è un grande analista delle tematiche sociali e dei rapporti umani, ma purtroppo il suo ultimo libro "Testa di capo" è una colossale caduta di stile. E' un libro sui capi per i capi, non per la povera plebaglia che in ufficio, in officina, in negozio, è costretta a conviverci, e che deve imparare a difendersi dagli attacchi malefici di queste creature. I capi, purtroppo non hanno nessuna intenzione a cambiare il loro modo di agire nei confronti dei loro sottoposti, anche perchè nel modo di pensare europeo, o comunque occidentale, il capo migliore è colui che spremendo il poco personale, riesce a ottenere dei passabili risultati che consentono all'azienda di chiudere l'anno, anche solo con un attivo di dieci euro in più. Questo modello di capo è anche il più premiato dai superiori, purtroppo, perchè sa dimostrare che con poco riesce a fare molto,sa farsi temere e la sua decisione è inoppugnabile a discapito della valanga di stress scaricata sui dipendenti. Sono molto belli i messaggi rivolti alle alte cariche aziendali per essere più solidali con i propri operai, ma il modello è ormai consolidato ed è difficile da cambiare, nonostante ci siano delle eccezioni alla regola. Sarebbe stato molto più utile un'analisi del rapporto tra superiore e dipendente, in modo tale da fornire dei consigli per il personale vittima di mobbing o stress da parte di capi insensibili per riuscire a superare le avversità e vivere in modo più sereno il proprio ambiente lavorativo. In conclusione, l'intento poteva esere buono, ma la stesura e le idee travisano lo scopo dell'opera stessa.