Spunti di ripensamento sul fondamento della legittima difesa alla luce della nuova disciplina

L’elaborato affronta la complessa tematica del fondamento, della collocazione sistematica, nonché dei limiti applicativi della scriminante della legittima difesa alla luce della recente novella legislativa che ha introdotto nell’ordinamento la c.d. “legittima difesa domiciliare”, ovverosia una vera e propria autorizzazione a difendersi “costi quel che costi” dalle aggressioni subite in determinate circostanze. Sul punto si è infatti sviluppato un intenso dibattito sia in dottrina che in giurisprudenza avente ad oggetto la reale portata innovativa della novella, sia in termini applicativi che di collocazione sistematica della causa di giustificazione in seno all’ordinamento, nonché in relazione ai possibili profili di illegittimità costituzionale emersi in seguito all’intervento legislativo di cui alla L. 13 febbraio 2006 n. 59. A tal proposito, l’opera propone innanzitutto una panoramica generale sulla collocazione sistematica delle cause di giustificazione nella trama ordinamentale alla luce delle diverse teorie generali del reato. Successivamente si entra nel vivo della trattazione dell’istituto oggetto del presente elaborato. Viene quindi dato uno sguardo alle sembianze assunte dall’istituto della legittima difesa nel passato e nei principali ordinamenti contemporanei. In seguito l’opera si diffonde nell’analisi della disciplina positiva, e quindi dei requisiti di operatività, della scriminante in parola prima dell’intervento legislativo citato. Il cuore dell’opera tratta quindi le conseguenze sull’istituto determinate dall’intervento legislativo che ha introdotto la c.d. “legittima difesa domiciliare”. A tal proposito, viene quindi proposta un’approfondita analisi dei nuovi requisiti oggi previsti dai commi 2 e 3 dell’art. 52 C.p., nel tentativo di ricostruire quel novero di situazioni in cui l’istituto sembra poter esplicare i propri effetti. Vengono, quindi, affrontati i due nodi principali emersi nell’interpretazione del nuovo istituto. Innanzitutto, verificare, alla luce dei più recenti contributi dottrinali in materia, se la nuova ipotesi di scriminante debba continuare ad essere collocata, a livello sistematico, all’interno dell’istituto della legittima difesa oppure se sia più opportuno dare una nuova collocazione alla norma. In secondo luogo, viene dato ampio spazio alle due correnti che in dottrina si sono spese, da un lato, per dare un’interpretazione restrittiva dell’istituto escludendone in tal modo qualsiasi profilo di illegittimità costituzionale e, dall’atro, per sostenere invece la radicale incompatibilità della nuova disciplina con l’assesto costituzionale del nostro ordinamento. Il tutto, senza trascurare gli obblighi di carattere internazionale, e in particolare relativi all’adesione dell’Italia alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che gravano sull’ordinamento nel campo della necessaria protezione dei diritti fondamentali della persona. Da ultimo, dopo una panoramica delle primissime decisioni giudiziarie sul punto, l’elaborato si conclude prendendo posizione in ordine alla questione della corretta interpretazione da dare all’istituto e quindi alla possibilità di ritenerlo costituzionalmente compatibile, pur non risparmiando critiche sull’opportunità del discutibile intervento legislativo.