Origini storico-culturali della teocrazia saudita di Abdelkbir Sahir

Origini storico-culturali della teocrazia saudita

Tipologia:

Diploma di laurea

Anno accademico:

2000/2001

Relatore:
Claudio Bonvecchio
Correlatore:
Paolo Bellini
Corso:

Scienze Politiche

Cattedra:

Storia delle dottrine politiche

Lingua:
Italiano
Pagine:
95
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.38 Mb

Descrizione Origini storico-culturali della teocrazia saudita

Dall'attentato alle Torri Gemelle l'11 settembre 2001 il movimento wahhabita, che all'inizio fu alla base della creazione del regno teocratico dell'Arabia Saudita, diventò gihadita sotto la guida dello sceicco saudita Ussama Bin Laden e portò alla creazione del gruppo di Al-Qaida. Abbiamo voluto studiare la Wahhabiyyah perché a tale problema non è stato dedicata ancora dagli studiosi tutta l'attenzione che esso esige. Inoltre, ci è sembrato di grande interesse il modo con cui tale movimento riformatore dell'Islâm ha saputo dare compattezza a un popolo portandolo a riprendere nell'ambito dei popoli musulmani il posto che già aveva avuto ai tempi del profeta Muhammad. Merita di essere studiato con grande attenzione un intreccio fra religione e politica. La figura di Muhammad Ben 'Abd Al-Wahhâb, pur avendo operato in un contesto culturale lontano da quello europeo, ha ugualmente uno spessore storico di grande rilievo, anche perché il suo movimento si è sviluppato in modo da interferire con interessi politici e con la presenza economica e culturale dell'Occidente nell'area arabo-islamica. Ci è sembrato, inoltre, di grande interesse studiare la tradizione musulmana sunnita e le scuole che sono state riconosciute canonicamente dall'ortodossia musulmana per verificare le dichiarazioni della Wahhabiyyah. La presente tesi si propone di analizzare l'evoluzione della società nella penisola araba con l'avvento al potere del movimento iniziato da Muhammad Abd Al-Wahhâb, che tanta rilevanza ha avuto nella fondazione dello stato saudita. Nella penisola araba le tribù hanno sempre avuto una maggiore autonomia nei confronti del potere centrale dall'epoca dall'Impero ottomano. Sul piano sociale e politico prevale la cosidetta 'Assabiyyah, concetto ripreso oggi dalla stampa scientifica della Mugaddimah di Ibn Khaldoun. La 'Assabiyyah è storicamente e antropologicamente in parte legata al culto dei santi ma ha già una sua sacralita organica. Non c'erano nella penisola araba le confraternite religiose a difendere il culto dei santi; la santità si presentava così in qualche modo più debole, a carattere piu individuale. Lungo la costa del Golfo Persico (arabico) si erano diffusi anche gli Shi'iti. Dove, invece, sorgevano le città sante soggette al controllo degli ottomani, prevaleva la più rigida dottrina di interpretazione hanbalita. Ricorrente nella storia dell'Islâm è la presenza di riformatori che vogliono ritornare alle fonti: il Corano e la Sunnah. Il più noto è lo Shaykh Muhammad Ben 'Abd Al-Wahhâb, il capo del movimento che sarà volgarmente definito Wahhabiyyah. La desinenza finale iyyah dovrebbe indicare una vera e propria confraternita, quasi si fosse formata una vera e propria Silsila, successione di maestro discepolo, il che è quanto si verifica nelle confraternite. Nel nostro caso siamo in presenza di un movimento riformistico, puritano, con caratteristiche antropologiche da confraternita e per il quale, contrariamente alle confraternite sorte nel Maghreb e nel Senegal, la diffusione avviene in antitesi allo stesso culto dei santi prevalentemente grazie all'aiuto dei governanti, perché si pone come politico. Muhammad Ben 'Abd Al-Wahhâb prende contatto con i capi tribù della zona. Tramite loro vuole imporre una riforma dall'alto, anche se simultaneamente agisce dal basso con la pubblicazione di scritti, la cui diffusione è vasta fino al Maghreb. Nel caso della Wahhabiyyah siamo in presenza di una tipica connessione fra religione e politica. Non è veramente una confraternita spirituale alla maniera dei Sufi; è un riformismo che sta, però, all'interno della Ummah e che è contro il potere centrale, contro la Shi'ia, contro il culto dei santi, contro il sistema tribale che si organizza sulla solidarietà dei clan famigliari. Per raggiungere i suoi obiettivi fa occupare dai Sauditi i luoghi santi ma subisce una disfatta che lo blocca per un mezzo secolo. Ci fu, quindi, un silenzio Wahhabi per circa un secolo. Se torniamo agli scritti con cui la Wahhabiyyah continuava a diffondersi, dobbiamo sottolineare la presenza di un consistente corpus teologico, la cui fonte principale è Ibn Taymiyyah e il suo discepolo Ibn Al-Qayyim. Muhammad Ben 'Abd Al-Wahhâb è un vero e proprio teologo, anche se parlando di Allâh insiste sui suoi attributi di maggiore forza: Allâh è giusto, misericordioso ma, soprattutto, è giustiziere. Muhammad Ben 'Abd Al-Wahhâb viene accusato da certi 'Ulama di antropomorfismo, specialmente quando parla di Dio seduto sul trono, di Dio che sente e vede. Questa accusa dipende soprattutto dalle analisi del suo modo di esprimersi. La dottrina condensata nel suo libro Al-Ussul At-Thalâthah (I tre principi) costituisce un tipo di catechismo e viene fatta circolare lungo una rete capillare che ne consente l'espansione fino in India e nel Bengala, non in Arabia. Muhammad Ben 'Abd Al-Wahhâb ha un carattere forte, è un uomo di lotta, lotta contro gli Ottomani e i Mushrikun.

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