Cultura ed emozioni di Andrea Meneghetti

Cultura ed emozioni

Tipologia:

Diploma di laurea

Anno accademico:

2010/2011

Relatore:
Mario Forzi
Facoltà:

Psicologia

Corso:

Psicologia

Cattedra:

Psicologia della cultura/psicologia della personalità

Lingua:
Italiano
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.15 Mb

Descrizione Cultura ed emozioni

L’idea che sta alla base di questo lavoro è fiorita nella mia mente quasi per caso. Una sera, leggendo Emozioni, la scienza del sentimento di Dylan Evans sono stato colpito dal seguente passaggio in cui l’autore racconta di una sua esperienza personale: “Quando avevo quindici anni, alcuni miei amici mi invitarono a far parte della loro band punk rock.[…] Tim mi disse quanto era contento che io fossi entrato nella band. Ricordo ancora benissimo l’intensa reazione che quell’apprezzamento provocò in me: un’onda di calore che mi partiva dallo stomaco salì rapidamente ad avvolgermi tutto il petto. Era una sorta di gioia, ma diversa da tutte le altre mai provate. Era la sensazione di essere accettato, di appartenere a un gruppo di persone che mi stimavano e che ero fiero di considerare mie amiche. Per un momento rimasi senza parole, colpito dalla novità della sensazione[…]” (Evans, 2001, tr. it., p. 3). Io stesso devo dire di essere stato preda di una simile emozione, ma non è questo il motivo che ha dato il via a questo lavoro. Io ed Evans non siamo (ovviamente) i soli ad avere sperimentato questa particolare emozione. Ogni fine settimana, milioni di tifosi di calcio e di fedeli praticanti sembrano sentire qualcosa di simile. Eppure, né in inglese, né in italiano, né in nessun’altra lingua occidentale esiste un unico termine per descrivere questa sensazione; per descriverla bisogna infatti ricorrere a un giro di parole, come fa Evans. Questa parola esiste, a quanto pare, in Giappone. Il termine amae indica proprio quella sorta di “contentezza per la totale accettazione da parte di un altro”. Ma perché non esiste nella nostra lingua un corrispondente di amae? Qualunque sia la ragione di questa particolare differenza tra le lingue, essa non indica alcuna differenza fondamentale tra i popoli. In quanto parlante la mia lingua, io non dispongo di un termine preciso per indicare l’emozione che provai, ma questo fatto non mi impedì di provarla. I modi diversi in cui le varie lingue sezionano il mondo riflettono diverse esigenze culturali. Forse i Giapponesi hanno bisogno di una parola come amae perché l’emozione che essa descrive è in accordo con i valori fondamentali della cultura del Giappone. Se l’amae è virtualmente avvertita in tutto il mondo, ma non tutte le persone che la sentono hanno una parola per descriverla, ciò non vale per tutte le emozioni. A quel che sembra, alcune di esse sono davvero specifiche di una cultura. Per esempio, i Gururumba della Nuova Guinea avvertono un tipo di emozione che non sembra sperimentata da gente di altre culture, traducendo dalla loro lingua la si potrebbe chiamare “essere un maiale selvatico”, perché coloro che la avvertono si comportano come tali: si aggirano furibondi facendo man bassa di oggetti di poco valore e aggredendo gli astanti. Questi fatti mi hanno lasciato letteralmente sconcertato. Com’è possibile che alcuni gruppi di persone nel mondo provino emozioni ad altre precluse? Perché, invece, emozioni che sono relativamente comuni a molte persone, come l’amae, hanno una parola per indicarle soltanto nella lingua giapponese e non in tutte? A cosa è dovuta tutta questa variazione nel campo dell’emotività, se tutti gli esseri umani hanno lo stesso sistema nervoso, che, nei soggetti sani, funziona nella stessa maniera in ogni parte del mondo? Si potrebbe rispondere a tutte queste domande con una sola affermazione: cultura! Ed è, appunto, a come la cultura plasma l’esperienza emotiva delle persone che è dedicato questo lavoro, il quale di certo non ha la pretesa di apportare nuove conoscenze in un campo estremamente complesso come quello della psicologia culturale, ma anche dell’antropologia, della sociologia e della psicologia generale e sociale. L’intenzione è semplicemente quella di illustrare un fatto estremamente interessante e importante per le discipline sociali, ma che raramente viene affrontato durante un normale percorso di studi, specialmente se triennale, e che per molto tempo è stato trascurato dai ricercatori ma che ha ricevuto recentemente un grande interesse, con un notevole ampliamento degli studi in materia. Per fare ciò è però necessario, prima, cercare di chiarire cosa siano le emozioni, partendo dai concetti generali su cos’è un’emozione e come si manifesta, fino all’importanza della socializzazione; e cosa sia la cultura, cercando di dare un’idea del peso che questa ha su tutto ciò che siamo o facciamo, cercando di evidenziare non solo come la cultura sia importante, ma anche perché lo è; questi saranno gli argomenti dei primi due capitoli, mentre l’ultimo sarà dedicato all’analisi dei meccanismi attraverso cui la cultura forgia le emozioni: viene compiuta un’analisi della problematica inerente gli aspetti universali e culturalmente specifici del fenomeno emotivo e una panoramica delle principali differenze inerenti le emozioni che possiamo riscontrare tra culture diverse.

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