Consumare il cibo oggi. Stati Uniti e Italia a confronto
- Tipologia:
Tesi vecchio ordinamento
- Anno accademico:
2006/2007
- Relatore:
- Maria Grazia Busà
- Università:
Università degli Studi di Padova
- Facoltà:
Lettere e Filosofia
- Corso:
Scienze della Comunicazione
- Cattedra:
Lingua inglese
- Lingua:
- Italiano
- Pagine:
- 255
- Formato:
- Protezione:
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- Dimensione:
- 1.50 Mb
Descrizione Consumare il cibo oggi. Stati Uniti e Italia a confronto
La cultura culinaria rappresenta un'ottima cartina di tornasole per capire i cambiamenti che avvengono in una società e oggi, soprattutto a seguito degli scandali alimentari degli ultimi anni, parlare di cibo diventa quasi un imperativo morale. Dal passaggio dalla società moderna a quella postmoderna, con la nascita e lo svilupparsi della società dei consumi, il consumo ha trovato nuova legittimazione e il consumatore è diventato protagonista, molto più disincantato rispetto al marketing e alla pubblicità e molto più informato e attento alle scelte di consumo, anche e soprattutto alimentare. Le fobie sul cibo non riguardano solamente la salubrità vera o presunta degli alimenti; vi è anche il timore di un livellamento mondiale del gusto, causato dalla globalizzazione che ha intensificato talmente gli scambi da un Paese all'altro da riversare sulle tavole dei consumatori-mangiatori attuali un'infinita genia di prodotti alimentari provenienti da qualsivoglia parte del mondo. Questo fenomeno, se da un lato ha allargato lo scibile culinario e ha stuzzicato la curiosità del mangiatore, rendendolo un gastronauta dedito alla sperimentazione, dall'altro ha generato apocalittiche fobie circa un'omogeneizzazione del gusto, a scapito della specificità delle culture culinarie di ciascun popolo. In particolare, gli Stati Uniti con le proprie multinazionali sono stati additati come i diretti responsabili della morte del localismo alimentare nella loro continua azione globalizzante e uniformizzante. Eppure, si era notata negli ultimi anni, almeno in Italia, una sorta di riscoperta delle tipicità di ogni regione e di alimenti della tradizione contadina. Di qui la necessità di capire quanto la globalizzazione avesse uniformato le pratiche dei consumatori. Effettivamente si possano ritrovare delle tendenze simili in tutti i Paesi che ne sono stati interessati, come l'attenzione alla naturalità degli alimenti, che si esprime, ad esempio, nella scelta di alimenti biologici o la richiesta di caratteristiche quali sensorialità (gratificazione dei cinque sensi), storia, spettacolo, servizio. Ogni Paese ha, però, declinato queste tendenze in maniera diversa a seconda della propria grammatica alimentare. Il cibo, con i significati di cui viene caricato, rappresenta forse la fonte più feconda dell'identità di un popolo e in effetti le regole alimentari di un popolo sono meno suscettibili di cambiamento della lingua stessa. Ecco perché sia i consumatori-mangiatori statunitensi che quelli italiani, pur avendo logicamente a disposizione una maggior scelta alimentare, mantengono quelle pratiche alimentari che più si ricollegano alla propria identità. È per questo che gli Americani continuano a preferire una cucina fast, fatta per lo più di cibi confezionati, take away e fast food in linea, del resto, con lo stile di vita americano, uno stile di vita che si pone, potremmo dire, quasi agli antipodi rispetto a quello italiano, per il quale acquistano, invece, importanza cruciale la convivialità, l'artigianalità dei processi e una certa lentezza nell'assaporare gli alimenti che ultimamente è andata un po' persa con l'accelerazione del ritmo di vita. Stati Uniti e Italia, pur avendo intrattenuto da sempre una fitta rete di scambi sin da quando prodotti quali il pomodoro o la patata sono giunti in Italia dalle Americhe, senza dimenticare poi l'importanza acquisita dalla dieta mediterranea grazie anche ai nutrizionisti americani, hanno, comunque, preservato pratiche e consumi che sono frutto della propria storia politica, economica e culturale.