L'eterotrofia nelle piante di Vincenzo A

L'eterotrofia nelle piante

Tipologia:

Diploma di laurea

Anno accademico:

2009/2010

Relatore:
Paolo De luca
Corso:

Scienze Naturali

Cattedra:

botanica evoluzionistica

Lingua:
Italiano
Pagine:
56
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
3.90 Mb

Descrizione L'eterotrofia nelle piante

La tesi tratta di quegli organismi vegetali che basano il proprio metabolismo su meccanismi eterotrofi, ovvero: le alghe eterotrofe; i gametofiti delle spermatofite e le angiosperme parassite. Per quanto concerne le alghe eterotrofe, si possono avere casi di mixotrofia ed eterotrofia. La prima consente agli organismi autotrofi un prelievo supplementare di sostanze organiche dall’ambiente. L’eterotrofia, per contro, si manifesta laddove le alghe hanno perso i loro pigmenti fotosintetici e per la loro nutrizione dipendono esclusivamente dalle sostanze organiche che prelevano dall’ambiente. In particolare tra le alghe è diffusa, come modalità di assunzione di cibo, la fagotrofia in virtù della quale questi organismi “ingeriscono” frammenti organici o cellule intere (appartenenti a batteri e altri microorganismi), immessi in vacuoli digestivi. E' il caso, ad esempio, del genere astasia meyer appartenente alle euglenophyceae; si segnala inoltre un’alga saprofaga appartenente alle clorophyceae, cioè prototheca W. Krüger, la quale può rappresentare (caso finora unico tra le alghe) l’agente eziologico della prototecosi. Altro esempio di eterotrofia è costituito dai gametofiti delle spermatofite, dalla struttura molto semplificata e interamente dipendenti dallo sporofito. Pertanto crescono unicamente all’interno degli sporangi e, quindi, della pianta madre (cosa valevole per lo meno per il megagametofito che non abbandona mai lo sporofito, mentre il microgametofito lascia la pianta pur completando lo sviluppo nelle sacche del polline). Per quanto attiene i casi di parassitismo, si descrivono diverse situazioni ascrivibili interamente a taxa facenti capo alle angiosperme dicotiledoni. Nella varietà dei casi, si possono individuare piante: • emiparassite: specie incapaci di estrarre autonomamente l’acqua e i sali minerali dal terreno (in quanto prive di radici) e che, per questa ragione, sono ottenuti da specie ospiti tramite suzione dallo xilema (tramite, di solito, un apposito organo, l’austorio): è il caso di viscum album l; • oloparassite: specie incapaci di effettuare la fotosintesi per regressione dell’apparato fogliare e che si procurano ciò di cui hanno bisogno per il proprio metabolismo raggiungendo anche il floema: è il caso delle rafflesiaceae. A parte la mancanza dell’apparato radicale, le specie emiparassite mostrano la classica anatomia di una angiosperma (con fusti e foglie normalmente sviluppate, con talune specie che possiedono persino un habitus arboreo: ad es. Alcune santalaceae); per contro le oloparassite subiscono una regressione tanto spinta che solo l’apparato riproduttore rimane tal quale mentre il resto assume una configurazione tipo tallo, confinato all’interno dell’ospite.

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