L'indirizzo dei "221", una svolta liberale. La Francia dalla restaurazione alla monarchia di luglio di Luca Venturati

L'indirizzo dei "221", una svolta liberale. La Francia dalla restaurazione alla monarchia di luglio

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2010/2011

Relatore:
Maria luisa Cicalese
Correlatore:
Antonino De francesco
Corso:

Storia

Cattedra:

dottrine politiche - teoria e storia della storiografia

Lingua:
Italiano
Pagine:
167
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
4.74 Mb

Descrizione L'indirizzo dei "221", una svolta liberale. La Francia dalla restaurazione alla monarchia di luglio

Mi sono occupato di un periodo molto significativo della storia francese: il passaggio dalla restaurazione alla monarchia di luglio, datato marzo 1830. Questa data costituisce solamente il punto di arrivo di un lungo percorso che ha inizio con il Congresso di Vienna del 1814 e, secondo alcuni studiosi, da un punto di vista dialettico, costituisce il momento di sintesi tra il periodo rivoluzionario (tesi) e il periodo della restaurazione (antitesi). In tutti questi anni, infatti, si registra un forte scontro parlamentare che ha alla base due diverse visioni della società francese. Secondo la prima (ultrarealismo) la società deve essere gerarchicamente costituita in base al trinomio re-religione-aristocrazia, così come era strutturata sotto l’ancien régime. Si tratta delle forze della conservazione, o della reazione o della contro-rivoluzione uscite vittoriose dal Congresso di Vienna, e rafforzatesi ora grazie alla presenza del nuovo re Carlo X, di camere dei deputati a maggioranza ultrarealista. La seconda visione di matrice liberale, nelle sue molteplici sfaccettature, propone la conservazione di alcune innovazioni politiche e sociali introdotte con la rivoluzione e che sarebbe anacronistico non concedere, dato il loro carattere di intrinseca modernità. Ho analizzato una mozione parlamentare presentata nel luglio del 1830 da 221 deputati francesi tramite la quale si chiede politicamente l'accettazione dei nuovi valori della modernità. In primo luogo ho costituito, con margine di errore, una verosimile lista dei 221 deputati. Per crearla ho utilizzato opere storiografiche già esistenti, come ad esempio un’opera monumentale: un dizionario dei parlamentari francesi delle varie assemblee dal 1789 al 1899, ma allo stesso tempo documenti recuperabili presso la Biblioteca Nazionale Francese a Parigi, la quale ha di recente digitalizzato molti documenti originali. Mi sono dunque servito di lettere dell’epoca, pamphlet propagandistici e opuscoli politici. Essi contenevano spesso in allegato le liste dei 221, ma, a causa della presenza di numerosi errori e imprecisioni, ho effettuato un lavoro di confronto per arrivare ad una verosimile lista corredata da una breve biografia di ciascun deputato, in cui ho messo in evidenza le origini familiari, gli studi, la professione, l’ideologia e la collocazione all’interno del parlamento. Considerando, poi, i dipartimenti francesi dell’epoca, ho calcolato il numero di deputati eletti per ogni dipartimento. Questo mi ha permesso di giungere a due importanti conclusioni. Tramite lo studio dei dipartimenti. Tramite lo studio dei dipartimenti ho considerato che la percentuale di territorio effettivamente rappresentato dai deputati è molto bassa. Inoltre alcuni dipartimenti hanno inviato alla camera un alto numero di deputati firmatari, mentre altri ne hanno inviati pochi, oppure nessuno. La distribuzione geografica di questi dipartimenti non è casuale, ma risponde a ben precise logiche di tipo storico e politico. Tramite lo studio degli schieramenti con il secondo dato ho constatato come i favorevoli all’indirizzo non provenissero esclusivamente dal mondo dei liberali, o più in generale, dallo schieramento di sinistra. Un numero nutrito di deputati firmatari proviene, di contro, dalla destra o dalla destra moderata, e ciò ribadisce il confronto e la collaborazione delle varie opposizioni, le quali, dimostrando grande senso dello stato e di responsabilità, hanno messo da parte divergenze contingenti e interessi partigiani e personali per raggiungere un obiettivo ben più alto: l’isolamento degli ultras. Il secondo obiettivo del mio lavoro è costituito dall’analisi e dal confronto delle due costituzioni: quella del 1814 e quella del 1830, promulgata sotto la neonata monarchia di luglio dal nuovo sovrano Luigi Filippo Duca d’Orléans. Egli dichiara che la vecchia carta non deve essere stravolta, ma semplicemente corretta, aggiustata, laddove gli articoli siano passibili di diverse interpretazioni e le libertà garantite dalla costituzione rischino di essere ridotte o eliminate. Accostando le due costituzioni anche graficamente, si vede la quasi totale coincidenza degli articoli. Ho potuto concludere che laddove la carta del 1830 presenti differenze, esse vanno interpretate come la necessità di rendere chiare, univoche ben delineate le libertà moderne. Laddove la carta del 1830 presenti differenze, si tratta chiaramente di una vittoria delle e, in particolare dei liberali. Essi hanno combattuto duramente in parlamento durante gli anni venti dell’800 e hanno raggiunto il proprio obiettivo: tradurre i valori del liberalismo in princìpi che la società francese fa propri e considera basilari, tanto da introdurli ufficialmente nella carta fondamentale del paese.

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