Clienti e patroni nell'epistolario senecano

Questo lavoro consiste nell’analisi di alcuni passi tratti da quelle lettere che nell’epistolario senecano recano un riferimento alla clientela e al rapporto tra cliens e patronus. Per operare questa analisi ho proceduto innanzitutto con la lettura dell’intero testo senecano selezionando quei passi in cui vi è un riferimento diretto alle figure del cliens o del patronus servendomi, per lo studio del testo latino, dell’edizione delle lettere curata da L. D. Reynolds. Come sussidio per lo studio dei passi selezionati mi sono avvalso dei commenti alle epistuale al momento disponibili, in particolare quello di Summers per le epistole 27, 47, 56, 76, 84 e soprattutto di Laudizi per l’epistola 27, Borgo per la 56 e Bellincioni per la 95. L’esposizione procede seguendo l’ordine in cui le singole lettere compaiono nell’edizione del Reynolds, e di ciascuna lettera viene poi descritta per sommi capi la struttura generale e i nuclei tematici principali. Parte integrante della mia analisi è consistita nel mettere in evidenza i legami tra il tema in oggetto e il tema generale della lettera in cui esso compare, tenendo presenti le analogie con i luoghi simili presenti in altre opere dello stesso Seneca – in particolare de beficiis, de brevitate vitae e de tranquillitate animi – e di altri autori, in particolare Marziale e Giovenale. Nelle dieci lettere selezionate è in vario modo menzionato il cliente: o con il termine proprio di cliens, o con l’altro ad esso strettamente legato di salutator, o tramite l’attività stessa della salutatio matutina. Questi riferimenti al cliens sono poi collocati ciascuno all’interno di argomentazioni volte a chiarire il punto di vista del filosofo in merito a temi e problemi di vario tipo, ognuno dei quali a sua volta può costituire o il tema unico oggetto di discussione, o un tema secondario trattato parallelamente ad altri nella lettera in questione.