Aretino novelliere. Le "sei giornate" nel canone novellistico del Cinquecento
- Tipologia:
Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale
- Anno accademico:
2009/2010
- Relatore:
- Riccardo Bruscagli
- Correlatore:
- Laura Ruccò
- Università:
Università degli Studi di Firenze
- Facoltà:
Lettere e Filosofia
- Corso:
Lettere moderne
- Cattedra:
Letteratura italiana
- Lingua:
- Italiano
- Pagine:
- 147
- Formato:
- Protezione:
- DRM Adobe
- Dimensione:
- 1.45 Mb
Descrizione Aretino novelliere. Le "sei giornate" nel canone novellistico del Cinquecento
La collana «I novellieri italiani» della Salerno Editrice, diretta da Enrico Malato e partita nel 1971 con le Novelle di Firenzuola, si proponeva di offrire una documentazione articolata e quanto possibile completa dello sviluppo della novella italiana dal Duecento ai primi del Novecento. Malato precisava che la novella era stata intesa nel senso più ampio, includendo dunque nella raccolta non soltanto novelle e racconti in senso stretto, in prosa e in verso, ma anche esempi, facezie e motti, favole, leggende, cantari, fossero essi riuniti in raccolte organiche o tramandati isolatamente, o anche inseriti in opere di tipo diverso, che cioè strutturalmente non si presentassero come raccolte di novelle, ma che racconti e novelle accogliessero nel proprio tessuto in misura tale da esserne in definitiva caratterizzate. Nonostante questa precisazione, una lacuna è presente all’interno della novellistica del Cinquecento. Tra le opere di Firenzuola, Lasca, Straparola e di altri novellieri ‘regolari’ mancano infatti le "sei giornate" di Pietro Aretino che, benché non siano strutturate come una canonica raccolta novellistica, tuttavia, prendendo in prestito le parole di Malato, accolgono nel loro tessuto racconti e novelle in misura tale da esserne in definitiva caratterizzate. Dimostreremo quindi come il capolavoro aretiniano appartenga di diritto al genere novellistico e vedremo che la novella risulta essere addirittura la struttura portante della narrazione.