Aree produttive ecologicamente attrezzate, dalle origini al progetto di giuditta liberio

Aree produttive ecologicamente attrezzate, dalle origini al progetto

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2008/2009

Relatore:
Pietro Garau
Correlatore:
Eriuccio Nora
Facoltà:

Architettura

Corso:

Pianificazione Territoriale, Urbanistica ed Ambientale

Cattedra:

Politiche urbane

Lingua:
Italiano
Pagine:
138
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
12.37 Mb

Descrizione Aree produttive ecologicamente attrezzate, dalle origini al progetto

In sede di assegnazione della destinazione del tirocinio, previsto come attività da svolgere al fine di sperimentare sul campo quanto appreso durante il triennio del corso di laurea, avevo espresso il mio interesse per il tema dello sviluppo sostenibile. Questo mi ha condotto a Modena, presso l'area programmazione e pianificazione territoriale della provincia, diretta da Eriuccio Nora, che è anche il presidente del coordinamento nazionale agende 21 locali italiane. Tutti ormai conosciamo la definizione di sviluppo sostenibile, che si propone di soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future. Proprio partendo da questo concetto, in vari campi si sperimentano forme nuove di risparmio e recupero energetico ed è in tale prospettiva che si colloca la ricerca alla base della mia tesi di laurea, analizzando, in particolare, un sistema produttivo che opera nel rispetto della natura, tutelandone i processi e utilizzando fonti rinnovabili. In quel periodo la Provincia stava apportando una variante generale al proprio PTCP e durante il mio periodo di documentazione mi sono appassionata all'innovativo tema delle APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate), la cui individuazione è prevista da leggi nazionali e regionali. Infatti, l'attuale sistema produttivo si trova di fronte a una doppia necessità: da un lato, deve dare nel più breve tempo possibile una risposta ai problemi energetici e ambientali; dall'altro, deve essere maggiormente competitivo, attraverso l'innovazione tecnologica, l'organizzazione territoriale più efficiente e, infine, la riduzione dei costi di produzione. L'esperienza delle APEA cerca di dare una risposta a questi problemi suggerendo approcci diversi e innovativi alla pianificazione del territorio. Partendo dallo studio dell'ecologia industriale (scienza che analizza i sistemi di produzione a "scarto zero”), in Italia si delinea la volontà di prendere una posizione su questo tema, a cominciare dal decreto Bassanini D.Lgs. n. 112/98, recepito dalle regioni che hanno sperimentato - secondo una prima interpretazione della legge - la formulazione di linee guida. Nel caso dell'Emilia Romagna, la legge regionale n. 20/00 prevede l'emanazione di uno specifico atto di coordinamento tecnico per definire le caratteristiche delle aree industriali ecologicamente attrezzate. Da questo punto in poi comincia la selezione degli ambiti potenzialmente convertibili in APEA e si assiste a un lavoro di analisi, di individuazione di un soggetto responsabile e di definizione degli atti principali necessari per la realizzazione dell'area. Avendo così un'ottica più chiara di che aree considerare, ho scelto di occuparmi di un ambito facilmente raggiungibile per svolgere le mie analisi, orientando la mia ricerca sul territorio comunale di Modena. L'area che potenzialmente aveva tutte le caratteristiche idonee per divenire APEA era l'area produttiva bruciata, in quanto prevedeva una destinazione industriale e artigianale (secondo l'accordo tra province e Regione Emilia Romagna) con superficie territoriale complessiva superiore ai 30 ha, di cui 10 ha destinati all'espansione (di proprietà pubblica), una vicinanza a infrastrutture entro 10 km e la presenza di aree interessate da piani insediamenti produttivi. Dopo un'attenta analisi preliminare delle varie componenti ambientali, geomorfologiche e insediative, ho proposto quelle che sono le mie ipotesi di progettazione e gestione. Le principali azioni proposte per un sito APEA sono: per la gestione, favorire la localizzazione del soggetto gestore all'interno del centro servizi, indire bandi per selezionare le imprese in base alle attività che portano al compimento della simbiosi industriale, incentivare attività di car-pooling e car-sharing e promuovere la differenziazione degli orari (flussi merci/persone), cedere l'energia in eccesso alle zone residenziali. Per la progettazione, realizzare un impianto di fito-depurazione con anche una funzione ecologica e paesaggistica, alloggiare le reti tecnologiche in appositi cuniculi unici sotto un manto erboso che costeggia la strada, realizzare isole ecologiche coperte da tettoie rispettose delle prescrizioni igieniche, predisporre la realizzazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici, creare un impianto di cogenerazione che permetta un risparmio superiore al 30% rispetto alla produzione separata di calore ed energia, raccolta di acque meteoriche per lavaggio automezzi, per rete antincendio e per sistemi di raffreddamento, progettare gli edifici secondo i criteri di bio-edilizia, dotare l'intera area di adeguate fermate di trasporto pubblico, progettare spazi verdi attrezzati di qualità. Noi aspiranti urbanisti abbiamo il compito di rendere più vivibili le nostre città e questo ci dà la possibilità di rendere le aree industriali parte integrante del tessuto urbano.

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