Terzo settore, mondi vitali e capitale sociale edito da Franco Angeli
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Terzo settore, mondi vitali e capitale sociale

Data di Pubblicazione:
26 ottobre 2007
EAN:

9788846487735

ISBN:

8846487737

Pagine:
240
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Terzo settore, mondi vitali e capitale sociale

Il volume espone i principali risultati di una ricerca nazionale che ha avuto come obiettivo generale quello di fare una "mappatura" quanti-qualitativa del capitale sociale in Italia. Si tratta di una indagine su un campione nazionale rappresentativo dell'intera popolazione italiana. Viene adottata la prospettiva della sociologia relazionale, secondo la quale il capitale sociale (Cs) è una proprietà delle relazioni sociali e non degli individui o delle strutture socioculturali come tali. I risultati dimostrano che la teoria relazionale della differenziazione sociale del Cs nelle sue quattro dimensioni (Cs familiare, comunitario delle reti primarie non parentali, associativo, e generalizzato o civico, corrispondente alla cultura civica) è valida ed è molto significativa. L'indagine mostra in particolare che: le reti familiari e parentali sono ancora le più forti rispetto alle altre reti sociali, e producono un Cs specifico; le reti comunitarie extra-parentali producono poco Cs e si affidano più agli amici a distanza che ai vicini; l'associazionismo incide positivamente sull'impegno civico, ma è debole nel creare fiducia e reciprocità con gli altri associati; la fiducia nelle istituzioni politiche (Cs civico) rimane a livelli scarsi in Italia, e la sua distribuzione territoriale è fortemente disuguale, con un massimo nel nord ovest ed un minimo nelle isole.

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4 di 5 su 1 recensione

Le forme di capitale sociale degli italianiDi F. Deborah-3 agosto 2010

Il volume rende pubblici i risultati di una ricerca nazionale che s’inserisce all’interno di progetto generale in cui la centralità è data al terzo settore, cioè alle reti di carattere associativo che operano secondo logiche non mercantili e non politiche. L’ipotesi che sta a monte della ricerca qui pubblicata è il capitale sociale si forma nel terzo settore, ossia nella realtà associativa della società civile che agisce sulla base di relazioni di fiducia, di collaborazione e di reciprocità (pp.8-9). Da un punto di vista teorico, la ricerca è inquadrata nel paradigma relazionale, formulato e proposto in Italia da Pierpaolo Donati. In tale prospettiva, il capitale sociale è una caratteristica delle relazioni sociali che «valorizzano i beni relazionali (primari o secondari) » (p.9). La particolare relazione sociale definibile capitale sociale (Cs d’ora in poi) è una relazione che ha la potenzialità di essere sorgente di uno scambio sociale che avviene in una maniera sui generis, come azione finalizzata ad uno scopo che opera attraverso la fiducia e norme cooperative, mobilitando le risorse accessibili. La rilevazione empirica è avvenuta attraverso la somministrazione telefonica di un questionario con 57 domande rivolto a 2002 soggetti. I risultati delle analisi sono presentate in riferimento ai quattro tipi di Cs. Per il Cs familiare-parentale, i dati emersi se da un lato confermano la centralità delle reti familiari e parentali nel contesto italiano, dall’altro smentiscono lo stereotipo del “familismo”con cui le ricerche, per lo più di taglio politologico, approcciano la società civile italiana. Dalla ricerca emerge che le famiglie con maggior Cs familiare sono anche quelle che tendono ad avere un maggior Cs generalizzato e un maggior impegno civico, anche se la correlazione positiva è debole, mentre i singles, che hanno poco Cs familiare, risultano ultimi anche nella graduatoria del Cs generalizzato e dell’impegno civico. È significativo che i livelli più elevati di Cs familiare si riscontrino al Nord, cioè nella parte del paese dove sono più diffusi anche il Cs generalizzato e l’impegno civico (p.192). Le relazioni di comunità, che costituiscono il Cs comunitario allargato, appaiono in generale le più deboli, soprattutto quelle di vicinato. L’analisi di specifici indicatori ha mostrato che il Cs comunitario allargato si correla debolmente, ma, in ogni modo, più di ogni altra forma di Cs a comportamenti d’impegno civico da parte degli intervistati. Conseguentemente, l’ipotesi di una correlazione inversa tra la coltivazione delle relazioni nelle reti primarie e l’impegno civico non è generalizzabile (p.193). Per la forma di Cs associativo, il fenomeno dell’associazionismo conferma da una parte di essere correlato fortemente con l’impegno civico e dall’altra mostra una novità inaspettata. Esso produce solo selettivamente del Cs associativo, cioè di offrire esperienze capaci di creare fiducia e reciprocità fra gli associati (p. 193). Il Cs generalizzato è rilevato solo nella sua dimensione della fiducia (p.11). Questo aspetto riconferma le numerose ricerche sul caso italiano in cui scarsa è la fiducia verso le istituzioni politiche. Tuttavia, contrariamente a queste ultime, tale fiducia si presenta plus alta nel Nord-Ovest e più bassa nelle Isole (p.193). Dunque, non è possibile generalizzare la constatazione empirica d’une fiducia istituzionale che è alta nel Nord e bassa nel Sud, senza contestualizzare i dati a livello regionale. Il volume offre sia delle riflessioni teoriche e sia un riscontro empirico e questa completezza lo rende interessante per arricchire il dibattito generale sul capitale sociale. Ciò nonostante, la scelta metodologica di non prendere in considerazione la dimensione della reciprocità allargata per il Cs generalizzato, dettata da ragioni di spazio del questionario somministrato (p.11), ci sembra un’occasione persa per ricollegarsi agli studi sui processi di produzione e riproduzione della socialità. DF