Trama Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese
Tadellöser & Wolff è l'esito della disperata prova mnemonica e della raccolta di testimonianze che hanno preceduto la stesura del romanzo, vi è già annunciato ogni successivo progetto dell'uomo-archivio Walter Kempowski, da 40 anni intento alla rielaborazione del trauma del passato, custode della memoria condivisa della Germania. Pubblicato nel 1971, il primo libro della Deutsche Chronik incide come su microsolco le voci della famiglia dell'autore negli anni fra il 1938 e il 1945. Attraverso le vicende di questi sensali marittimi di Rostock è la storia paradigmatica della borghesia tedesca che si scrive sullo sfondo del Terzo Reich: la guerra, i bombardamenti, i campi di sterminio. Gli occhi del piccolo Walter seguono il decorso della follia collettiva, immagini e suoni del quotidiano vengono laconicamente registrati nella loro spettacolare mancanza di senso. L'ironico sottotitolo dell'opera, Un romanzo borghese, sarà pertanto la parola fine posta sui concetti patria, famiglia, società. E poi il basso continuo di canzoni e marcette che accompagnano il dodicennio nero, sembra ancora che una vecchia radio mandi in onda contrappunti nazisti. Il libro spietato e grottesco di Kempowski, oltre ai problemi legati alla trasmissione della memoria, pone un ulteriore interrogativo: come trasmettere anche quell'oblio?
Recensioni degli utenti
Tadellser Wolff. Un romanzo borghese-14 luglio 2011
Uno degli autori più bizzarri della scena letteraria europea, una specie di Saramago ala tedesca, purtroppo deceduto all'indomani della presente pubblicazione cui aveva collaborato. Si tratta di un romanzo polifonico, debitore del più rinomato Arno Schmidt (anch'egli riproposto al lettore italiano da Lavieri) per la cifra stilistica di protocollazione della storia tedesca attraverso la rifrazione dei protagonisti, lo stesso autore e la sua famiglia, borghesia anseatica (celebrata dal Mann dei Buddenbrook) che assiste "senza macchia - tadellos" all'ascesa ed al declino del Terzo Reich. Il romanzo si fa così lingua come registrano le parole del protagonista a pag. 176: "La lingua infatti era il pensiero, chissà se il suo carattere non si distorceva (...) a causa di questo fosco misticismo, tipico dei tedeschi" ed ancora la lingua della storia e della memoria che si fa musica al contempo da camera (quando memoria) e sinfonica o popolare (quando storia condivisa) . Ancora il protagonista a pag. 283: "alla musica da camera non riuscivo ad accostarmi, steccavo sempre: ripensarci più in là, forse si sarebbe trovato il trucco. ". Un corale barocco questo testo, un pò Berlin Alexanderplatz un pò Ulisse saldamente ancorato nel porto di Rostock, lepido di ironia che ben si accorda alla monumentale sinfonia wagneriana della storia tedesca nel suo farsi dramma e morire tragedia.