Suttree di Cormac McCarthy edito da Einaudi

Suttree

Editore:

Einaudi

Collana:
Supercoralli
Traduttore:
Balmelli M.
Data di Pubblicazione:
27 ottobre 2009
EAN:

9788806144401

ISBN:

8806144405

Pagine:
560
Formato:
rilegato
Disponibile anche in E-Book
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Trama Suttree

Per vivere Suttree pesca pesci gatto nelle acque limacciose del fiume Tennessee. E sul fiume vive, in una baracca galleggiante ai margini della città di Knoxville, fra ratti reali e metaforici. Ci si è trasferito dopo aver abbandonato un'esistenza di privilegi borghesi e pastoie religiose; l'ha fatto per vivere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciò che il fiume insegna: che nel tutto in movimento - quel flusso ora grigio, ora bruno, nero, marrone, color peltro, ardesia, inchiostro o carbonio della cloaca maxima - "il colore di questa vita è acqua" e perciò solo "le forme più primitive sopravvivono". Alcune di esse finiscono impigliate nelle sue reti di pescatore e, volente o più spesso nolente, Suttree deve tentare di portarle in secca, magari immergendosi con loro in liquidi a più alta gradazione. Prima fra tutte la forma di uno spassoso troglodita come Harrogate, giovane topo di campagna con una passione contronatura per i cocomeri e una determinazione tanto candida quanto feroce a trasformarsi in ratto di città. A fianco di questo novello Huckleberry Finn e dei suoi guai Suttree impara altri colori dell'infinito scorrere.

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4 di 5 su 9 recensioni

La vita di un ubriacone (e non solo)Di C. Edoardo-27 aprile 2012

Pubblicato finalmente in Italia con un incomprensibile ritardo di decine d'anni, acclamato dalla critica come il suo miglior libro, Sutree ci guida tra le giornate del protagonista Buddy Cornelius Sutree. Ubriacone, disoccupato, povero, vive la sua vita tra pesca e bevute, circondato da universo di comprimari delineati in modo perfetto.

Un libro crudo e difficileDi r. paolo-3 agosto 2011

Un libro che ha un forte impatto sul lettore. Ti raggiunge come un pugno nello stomaco, grazie alle sue magnifiche descrizioni in contrapposizione ai dialoghi essenziali e ai silenzi del protagonista. Racconta di uno spaccato d'America degli anni 50, dell'America dei derelitti, dei rinunciatari alla vita, di persone che si lasciano sopraffare dal destino e nulla fanno per cambiarlo, ma si lasciano trasportare dalla corrente del fiume, si lasciano passivamente vivere o forse morire ogni giorno un po' . Siamo molto lontani dall'America che spesso troviamo negli altri romanzi, quella delle grandi opportunità, del sogno americano, quella dove ogni uomo può modificare il suo destino. L'autore riesce a dare dignità letteraria a questi personaggi, i miserabili e i derelitti.

SuttreeDi b. alfio-5 luglio 2011

Capolavoro di critica e di pubblico, acclamato come il vero best seller del 2010. Bello, nelle ultime 250 pagine. Il resto una noia mortale. Mc Carthy è un cultore della scrittura, della parola, della ricerca spasmodica della frase neobarocca, cupissimo e visionario insieme. Tuttavia il lettore di normale cultura è messo duramente alla prova da una lingua che non di rado richiederebbe il vocabolario a portata di mano per capire le leziosità dell'uso di termini marinareschi e botanici; a prova ancor più dura viene esposto per cercare di tenere insieme nella mente un racconto complesso, ma spesso poco riconducibile ad una narrazione uniforme. Personaggi appaiono, creano aspettative e poi spariscono con te che ti chiedi che fine abbiano fatto, quale fosse il loro ruolo nel racconto. Un racconto epico, sotto certi aspetti. Ma epici sono anche gli sforzi per arrivare alla fine da svegli.

SuttreeDi n. pietro-31 marzo 2011

A questo autore io darei il Nobel per la letturatura! Riesce nell'impresa di scrivere un'opera monolitica, muovendosi abilmente fra grottesco e lirismo, comicità e tragedia. Lo fa mettendo in scena le vite dei diseredati, scandite da notti costellate di bevute e notti costellate di botte in guardina. L'assodata bellezza della sua scrittura risalta ancora di più, in questo mondo fatto di scorie. Grande narrativa, generata tramite mitopoiesi dello squallore.

SuttreeDi r. Giuseppe-15 febbraio 2011

Ho comprato questo libro perchè in offerta. Libro apprezzatissimo, capolavoro per molta critica, grande successo di pubblico, meraviglioso secondo un mio amico scrittore prestato all'informatica. Bello, nelle ultime 250 pagine. Il resto una noia mortale. Mc Carthy è un cultore della scrittura, della parola, della ricerca spasmodica della frase neobarocca, cupissimo e visionario insieme. Tuttavia il lettore di normale cultura è messo duramente alla prova da una lingua che non di rado richiederebbe il vocabolario a portata di mano per capire le leziosità dell'uso di termini marinareschi e botanici; a prova ancor più dura viene esposto per cercare di tenere insieme nella mente un racconto complesso, ma spesso poco riconducibile ad una narrazione uniforme. Personaggi appaiono, creano aspettative e poi spariscono con te che ti chiedi che fine abbiano fatto, quale fosse il loro ruolo nel racconto. Un racconto epico, sotto certi aspetti. Ma epici sono anche gli sforzi per arrivare alla fine da svegli.

SuttreeDi S. John-14 febbraio 2011

Ho appena finito di leggere queste deliziose pagine. Devo dire di essere rimasto soddisfatto. Mi chiedo: perché libri come questo ci colpiscono tanto? Perchè - quei pochi fortunati di noi che sanno recepirlo - se li sentono fin nelle ossa, in modo quasi fastidioso? Questa disperazione, questa vita fatta di una misera casa galleggiante, e pesca su un fiume lurido, e amore e morte nel fango, e prostitute che - forse - sono qualcosa di più, ma invece no, e illusioni di luce, e buio che incombe. Perché sono così vividi, così permeanti, così densi di ciò che sappiamo essere vero? Perché - noi, intendo, noi che sappiamo - non preferiamo leggere di vero amore, di vite nella luce e in mezzo ad assolati campi di grano? Perchè cerchiamo la sofferenza, perchè amiamo chi ci dice che siamo attorniati da fango, sabbie mobili, gelo e labirinti dalle pareti vischiose? Perché è così. Perché, per saper parlare davvero di luce, si deve conoscere meglio il buio. Perchè, per apprezzare davvero la bellezza che è ovunque, bisogna esserne privati. Questo mondo oscuro, complicato, bellissimo e sofferente è tutto ciò che abbiamo. Non sarebbe giusto mancargli di rispetto dipingendolo colmo di farfalle e margheritine.