Suicidio di Edouard Levé edito da Bompiani

Suicidio

Editore:

Bompiani

Traduttore:
Perroni S. C.
Data di Pubblicazione:
19 novembre 2008
EAN:

9788845261930

ISBN:

884526193X

Pagine:
120
Formato:
brossura
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Trama Suicidio

Un giorno, del tutto inspiegabilmente, un ragazzo di venticinque anni si suicida con un colpo d'arma da fuoco alla testa. Esce di casa in tenuta da tennis insieme a sua moglie; poi le dice che ha dimenticato la racchetta. Torna a prenderla, ma, anziché andare verso l'armadio, va nella tavernetta e compie l'estremo gesto. L'autore era suo amico e, dopo oltre vent'anni, sente il bisogno di raccogliere tutte le tracce che egli aveva lasciato, di raccontarne la storia, entrando nella sua mente per scovarne tutte le assurde, illogiche motivazioni. Tre giorni dopo aver consegnato questo racconto all'editore, anche Edouard Levé compie lo stesso gesto. Senza spiegazioni - se non quelle di questo libro - Levé si toglie la vita. Il racconto era un testamento, un avviso, una giustificazione, o l'ultima disperata riflessione sulla vita di chi non trova più ragioni per onorarla?

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Recensioni degli utenti

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2 di 5 su 3 recensioni

Intenso e disperatoDi r. paolo-26 settembre 2011

Con un emblematico ed agghiacciante resoconto, l'autore immagina e descrive gli ultimi giorni di vita di un amico morto suicida. L'immensa fame di vivere che si tramuta in morte, i pensieri complessi, ma di disarmante chiarezza, il sipario che si apre sulla mente di un essere umano che medita di uccidersi.

SuicidioDi O. Paolo-30 ottobre 2010

te lo sbattono lì, in faccia, come se fosse un qualunque giudizio entusiastico di un qualunque critico letterario. sull copertina campeggia, tronfia, il seguente testo: il 5 ottobre edouard levé consegna un dattiloscritto al suo editore. il titolo è suicidio. dieci giorni dopo edouard levé si toglie la vita. tanto valeva aggiungere, subito dopo, qualcosa del tipo dieci giorni più tardi, abbiamo comprato i diritti di traduzione del dattiloscritto, senza nemmeno leggerlo. nel mondo del marketing, il suicidio dell'autore è una roba da piangere di gioia. se poi il libro parla di suicidio, bé, c'è davvero di che commuoversi. ma non posso nemmeno condannare tout court la casa editrice. io anche ho le mie colpe. scegliendo di leggere questo romanzo, ho seguito mio malgrado un certo istinto morboso, una volontà di conoscere ciò che può portare al suicidio da un punto di vista non letterario ma - come dire - vissuto. e quindi spiace leggere una cosetta così mediocre. una sorta di discorso funebre pronunciato da un amico nemmeno troppo intimo, un punto di vista che non permette grandi analisi psicologiche. resta soltanto il racconto ultraparticolareggiato di una vita banale e ordinaria, alla quale è difficile appassionarsi. e non metto in dubbio che la volontà dell'autore fosse quella di mettere in luce una vita come tante altre. ma la lettura, a parte qualche questione interessante, lascia davvero poco.

Un saggio.. agonizzanteDi L. Rossella-20 settembre 2010

Un libro pesante, pesantissimo. Non per il contenuto di per sè (dal titolo mi sembrava un saggio che parlasse di vita e di morte) ma per l'intenzione dell'autore. Queste poche pagine mi hanno fatto comprendere l'agonia del protagonista che si suiciderà proprio perchè hanno fatto agonizzare me: certi pensieri, non direttamente collegati alla morte bensì al non-vivere (che è un concetto completamente diverso), sono tali e quali ai miei. Non mi sono spaventata nel riconoscere certe sofferenze, al contrario mi sono sentita capita. Ma la soluzione che ha scelto il protagonista non la condivido per niente. Il suicidio non è la soluzione ai problemi. E' vigliaccheria. E' la vittoria e la sopraffazione del Male.