Specchi neri di Arno Schmidt edito da Lavieri
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Specchi neri

Editore:

Lavieri

Collana:
Arno
A cura di:
D. Pinto
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2009
EAN:

9788889312551

ISBN:

8889312556

Pagine:
120
Formato:
brossura
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Trama Specchi neri

Specchi neri forma l'ultimo incastro di Nobodaddy's Kinder ("Figli di Babbonemo"), la trilogia narrativa che Arno Schmidt scrive sull'onda dello choc bellico. Dopo le stazioni intermedie di Dalla vita di un fauno e Brand's Haide, il romanzo chiude un ciclo che produrrà violenti scosse nella letteratura tedesca del secondo Novecento, innovando forme e mezzi espressivi di una lingua svuotata dal nazismo. La visione estrema di un mondo dove la civiltà dell'uomo - per gli effetti della guerra nucleare - non è più contemplata, modella l'antiutopia di un erudito solitario che vaga nella Germania del dopobomba. E come vuole la simmetria dei due precedenti romanzi, il protagonista, in cui si riflettono tratti di Schmidt, vivrà anche in questo libro una storia d'amore senza speranza: la fabula rasa non disegna alcun Eden.

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5 di 5 su 1 recensione

Specchi neriDi D. Castrese-27 luglio 2011

Giù il cappello di fronte alla casa editrice e al traduttore, non è per niente facile tradurre la prosa surreale dello scrittore tedesco. Nella Postfazione "Per speculum", ho ritrovato le ragioni della fascinazione che la prosa di Schmidt esercita sul lettore: "La scrittura di Arno Schmidt, nonostante certa sua oscurità, anzi in forza di essa, sollecita lettori congetturali, implicandoli senza tregua nella costruzione del testo". Si ha così l'impressione di partecipare ad un processo creativo, a penetrare in un'opera d'arte che lentamente si rivela. Pinto non abbandona però il lettore senza regalargli nuove tracce da seguire. Chi si riconosce nella sua definizione di lettore congetturale, di autore-ombra, può trovare in uno scrittore italiano, Antonio Pizzuto, altre occasioni di compartecipazione attiva al processo della scrittura, di "cointuizione". Io, che di Pizzuto non conoscevo neppure l'esistenza, non posso che restare sorpresa dagli infiniti echi di questa citazione da uno dei suoi romanzi, che portano direttamente nelle ragioni segrete del suo bisogno di scrivere: "Scrivo per un impulso così complicato che rinuncio ad esaminarlo. Scrivo infine proponendomi che altri non legga. Ma l'avvenire si potrebbe chiamare l'imprevedibile. Pel caso che queste pagine dovessero cadere un giorno sotto sguardi estranei farò il seguente avvertimento. Non badate troppo ai fatti in ciò che espongo, mai vi fu sì poca voglia di raccontare! Tuttavia, inatteso lettore per cui non scrivo, tu non mi scorderai facilmente". (A. Pizzuto, "Sul ponte di Avignone")