Spartacus di Howard Fast edito da Tropea

Spartacus

Editore:

Tropea

Collana:
I Marlin
Traduttore:
Veraldi A.
Data di Pubblicazione:
2000
EAN:

9788843802906

ISBN:

8843802909

Pagine:
384
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Trama Spartacus

Fra il 73 e il 71 a.C. la penisola italica fu scossa da una delle più grandi rivolte di schiavi della storia. La ribellione scoppiò a Capua, in una famosa scuola di gladiatori e la guidava Spartaco, di origine tracia, forte e colto. Lui riuscì a raccogliere schiere di traci, celti e germani, e di sconfiggere i due eserciti dei consoli C. Claudio Glabro e Publio Varinio, che Roma gli aveva inviato contro. Nel 72 Spartaco riuscì ad arrivare persino alla Pianura Padana. Ma i ribelli erano poco organizzati e senza basi e furono fermati a Lucania. Spartaco morì sul campo, combattendo valorosamente, gli insorti furono catturati e crocifissi, e la rivolta fu stroncata sul campo.Tra il 73 e il 71 a.C. la penisola italica viene scossa dalla tempesta della Guerra servile. La ribellione scoppia a Capua, nella famosa scuola di gladiatori di Lentulo Batiato, e presto assume proporzioni mai viste. Alla sua testa, Spartaco: uno schiavo, figlio di schiavi, di origine tracia. Gladiatore forte e valoroso, in realtà Spartaco è un uomo semplice, innamorato della vita. E innamorato di Varinia, la bella germana che Lentulo ha buttato nella sua cella quasi per sfregio, perché gli aveva resistito con tenacia. È proprio questa carica interiore che gli ha permesso di sopravvivere ai lunghi anni di lavoro in miniera, di lottare, di mettersi a capo del primo sollevamento armato contro i latifondisti romani. Con l'aiuto dell'ebreo Davide, del gallo Crixo e di schiere di traci, italici e africani, Spartaco muove da Capua, sfidando la corrotta repubblica e seminando il panico nei suoi più illustri rappresentanti: Crasso, generale implacabile dalla vita privata non proprio irreprensibile; Cicerone, un intellettuale ormai staccato dalla realtà; Gracco, apparentemente cinico e arrivista… Roma invia un esercito dopo l'altro contro gli insorti, ma senza successo. Tutta la penisola è percorsa dai ribelli e dalle loro donne, che Spartaco guida con carisma, impedendo violenze inutili e atti di giustizia sommaria. Il sogno di libertà, però, è destinato a infrangersi: gli schiavi sono poco organizzati e senza basi. Crasso riesce a fermarli in Lucania, mentre progettano di invadere la Sicilia. Spartaco muore sul campo. Centinaia di insorti vengono catturati e crocifissi. Spetterà alle voci dei sopravvissuti, amici e nemici, ricostruire in un grande affresco corale l'eccezionale avventura di un uomo comune, in lotta contro l'ingiustizia. E la coraggiosa Varinia, affrancata da un Gracco pentito e segretamente innamorato di lei, potrà far nascere lontano da Roma il proprio figlio, tramandando a lui e alle generazioni future lo spirito del gladiatore ribelle. Con la sua sapiente costruzione narrativa, i suoi personaggi vividi, il suo stile icastico, questo romanzo storico che ha venduto in tutto il mondo milioni di copie emana il fascino duraturo dei classici. ""La lotta degli oppressi contro gli oppressori continuò. Era una fiamma che bruciava alta o bassa, senza mai spegnersi; e il nome di Spartaco non morì. E finché alcuni uomini avrebbero lavorato e altri uomini avrebbero carpito e goduto il frutto del lavoro dei primi, il nome di Spartaco sarebbe stato ricordato, talvolta sussurrato e altre volte gridato a voce alta e chiara.""

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5 di 5 su 1 recensione

grande capolavoroDi P. Antonio-18 settembre 2010

Un romanzo storico costruito con sapienza, una storia che ti conquista e ti fa riflettere. L'autore vuole convincere che una società di uomini liberi è possibile. Tratteggia personaggi con forza straordinaria. Indimenticabile la storia d'amore tra Spartaco e la bionda Varinia, la tedesca giovanissima, strappata alle sue foreste e trascinata sul mercato degli schiavi, che nessuno riusciva a piegare. Formidabili le descrizioni delle battaglie in cui gli schiavi ribelli facevano a pezzi uno dopo l'altro gli eserciti romani. Howard Fast rende convincente la tesi di molti storici che assegnano proprio al modo di produzione schiavistico la causa principale della decadenza dell'Impero Romano.