La società dei simulacri di Mario Perniola edito da Mimesis

La società dei simulacri

Editore:

Mimesis

Collana:
Volti
Data di Pubblicazione:
2009
EAN:

9788884837974

ISBN:

8884837979

Pagine:
160
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4 di 5 su 1 recensione

La società dei simulacriDi a. vittorio-23 novembre 2009

Sono passati quasi trent'anni dalla pubblicazione di "La società dei simulacri" di Mario Perniola, 1980, Cappelli, Bologna e nonostante questo alcune intuizioni di quel libro rimangono ancor oggi indispensabili parametri di lettura del nostro presente. Forse è per questo motivo che in un momento come quello attuale di grande attenzione per i rapporti che regolano società e mass media, la casa editrice Mimesis ha deciso di ripubblicarlo. Ma andiamo con ordine. Il simulacro come termine ultimo del nostro sentire e percepire il mondo appartiene ad autori come Jean Baudrillard, il cui concetto, inteso come superamento della distinzione tra reale e immaginario, coincide con l'azzeramento di tutti i valori, l'implosione dell'età moderna e l'avvento del postmoderno dominato dalla tecnologia e dall'iperrealtà. Un'esperienza quest'ultima paragonabile al più reale del reale espresso dall'arte iperrealista degli anni sessanta e determinata dalla sovraesposizione del soggetto all'icona mediale. Da qui l'elaborazione da parte del filosofo francese del concetto di scambio simbolico (presente nelle società primitive e già teorizzato da Marcel Mauss) come via alternativa al sistema economico capitalistico e alla teoria marxista. Lontano dalla dimensione utopica di Baudrillard Perniola vede invece nel simulacro una nuova opportunità per la cultura e per l'estetica in particolare. Non si tratta di teorizzare un sistema alternativo a quello esistente ma portare alle sue estreme conseguenze il processo di deideologizzazione e derealizzazione messo in atto dalla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. Un processo iniziato nel secondo dopoguerra con la messa in onda delle prime immagini televisive e proseguito con la rivolta del 68 che ha messo in crisi la capacità effettuale della pratica politica e i suoi presupposti ideologici. Crisi quindi dell'ideologia (deideologizzazione) che non è più in grado di mettere in moto il reale e il cui legame con la società si spezza definitivamente, e trionfo dell'immaginario e della società di massa (derealizzazione) che riconosce nel simulacro, immagine priva di originale, l'unica realtà possibile. Viene meno a questo punto l'ipotesi di un linguaggio in grado di rappresentare il reale, di darne esperienza sensibile. Non è un caso infatti che parte del testo ripercorra l'itinerario intellettuale di Pierre Klossowski studioso di origine polacca che nei suoi scritti contrappone la rassomiglianza dell'immagine alla falsificazione della realtà operata dal linguaggio. Ma è già con Nietszche che il soggetto "definito" dal linguaggio si dissolve nella molteplicità e nella differenza per ritrovarsi quindi sospeso nella superficie piatta del simulacro tracciata da Perniola. Per il filosofo italiano la sospensione è infatti la condizione cui il soggetto deve giungere per liberarsi dai vincoli della metafisica oltrechè l'occasione per l'operatore culturale di gestire il simulacro. Sì perché conclusa la parabola dell'intellettuale/artista e la funzione anticipatrice dell'arte d'avanguardia, chi si occuperà di estetica sarà appunto l'operatore culturale che non avrà più la preoccupazione di trasmettere alla società alcunchè, ma il compito di gestire la cultura a partire dal simulacro. Perniola individua così nell'estetica la disciplina più idonea ad espletare questo difficile compito a patto però che si liberi dal piacere come suo fine ultimo e che si costituisca come estetica dell'indifferenza, privata cioè dei confini degli opposti e quindi indifferente alle differenze. Un ipotesi questa che attribuisce ai nostri sensi la capacità di un sentire altro, lontano dal sistema Kantiano ed Hegeliano ma che non trova nelle pagine del libro ancora piena espressione. Bisognerà attendere il 1994 con l'uscita di "Il sex-appeal dell'inorganico" perché questa dimensione trovi forma compiuta nella sessualità neutra dell'artificio, agganciandosi alle esperienze contemporanee del cyberpunk, della fantascienza e delle performance anni novanta centrate sul binomio corpo-tecnologia. Oggi l'arte rischia di (con)fondersi con l'informazione e l'estetica, finita l'epoca dei grandi sistemi deve re-inventarsi, recuperare il suo oggetto (se possibile) pena il (dis)perdersi definitivamente. Il testo di Perniola può diventare allora punto di partenza per l'elaborazione di ipotesi che traggano dal sentire e dai media nuovi orizzonti possibili.