Signora Auschwitz. Il dono della parola di Edith Bruck edito da Marsilio

Signora Auschwitz. Il dono della parola

Editore:

Marsilio

Data di Pubblicazione:
12 novembre 2014
EAN:

9788831720045

ISBN:

883172004X

Pagine:
93
Formato:
brossura
Argomenti:
MEMORIE, Olocausto
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Descrizione Signora Auschwitz. Il dono della parola

"Un'impacciata studentessa rivolgendomi una domanda mi chiamò "Signora Auschwitz". Luogo che abitava il mio corpo e che mi sentivo anche addosso, come una camicia di forza sempre più stretta, che negli ultimi due anni mi stava letteralmente soffocando, senza che fossi capace di liberarmene." Ha inizio così il viaggio negli oscuri tormenti dell'anima di una "sopravvissuta", destinata a dibattersi tra i lacci di una memoria cui non si scappa e il desiderio di liberarsi del peso insopportabile di un passato che la inchioda nel ruolo di "testimone". Obbligata a rendere conto di un orrore che non si lascia raccontare e rinnova il sentimento di una perdita irreparabile, la "sopravvissuta" non può andare "oltre" e ritrovare una serena normalità, è costretta ogni volta a ricominciare da capo. Eppure al destino non si sfugge e "il dono della parola" è anche il suo eterno tormento; il dovere di non dimenticare si capovolge nella condanna a ricordare e soffrire e il desiderio di fuga riaccende un insopprimibile senso di colpa, come se il silenzio sottintendesse un vergognoso tradimento. Un racconto sul dolore della memoria, la distanza che allontana dall'indifferenza degli altri, la disperazione di fronte all'incredulità, l'eroismo necessario per raccontare l'orrore che si è vissuto. "Chi ha Auschwitz come coinquilino devastatore dentro di sé, scrivendone e parlandone non lo partorirà mai."

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Il peso della testimonianzaDi t. raniero-15 ottobre 2010

Edith Bruck, l'autrice di "Chi ti ama così", commovente testimonianza sul suo passato ad Auschwitz, cerca in questo libro di riflettere sul valore della testimonianza e sul peso che questa comporta. Di origine ungherese, da decenni vive in Italia, scrive in italiano e promuove da molti anni la sua testimonianza su Auschwitz, frequentando soprattutto scuole medie, licei e convegni inerenti alla deportazione, alla Shoah. Tale attività è per lei, per così dire, "dispendiosa" perché spesso comporta non solo sofferenze morali nel ricordare l'orrore del passato, ma anche frequenti disturbi organici controllati con farmaci e a volte anche ricoveri ospedalieri. Così E. Bruck ci racconta delle sue vicissitudini in alcune scuole, mentre parla di Auschwitz. Riflette e risponde alle domande che spesso gli studenti le rivolgono sul doloroso periodo passato nel Lager; parla del razzismo, ancora strisciante e visibile in tanti atteggiamenti moderni; ragiona sul conflitto arabo-israeliano e sulla possibilità che una pace duratura possa instaurarsi; discorre sulla fede in Dio, sulla sua presenza o assenza ad Auschwitz; ci mostra una parte delle lettere che riceve dopo ogni sua visita, che,arricchendola interiormente, l'aiutano a sopportare meglio tutti i sacrifici che la sua testimonianza comporta. Dopo alterne vicende, assalita da molti dubbi sul valore di questa testimonianza, decide di por fine alla sua "frenetica" attività per recuperare un equilibrio psico-fisico che crede ormai compromesso. Per tale ragione cercherà un appoggio anche nella psicoterapia, rivelando al lettore, verso la fine del libro, che scrivere "Signora Auschwitz" non significa altro, in definitiva, che scrivere "...un libro sul peso della testimonianza e della gabbia del mio vissuto, della fatica e del senso di colpa che mi procura. Una sorta di congedo...dire di no costa quasi quanto il sì e dal no non nasce niente di utile. Fuggire dalla testimonianza nella malattia non è ammissibile, è una sconfitta doppia. Devo poter dire di sì o no da persona sana, tranquilla, serena. E non lo sono..."