Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia di Karl Löwith edito da Il Saggiatore

Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia

Collana:
La cultura
Traduttore:
Tedeschi Negri F.
Data di Pubblicazione:
5 febbraio 2015
EAN:

9788842820802

ISBN:

8842820806

Pagine:
254
Formato:
brossura
Argomento:
Filosofia occidentale: dal 1900
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia

L'esigenza di attribuire un significato ultimo all'incessante scorrere degli eventi ha condotto il pensiero moderno a individuare nella storia un progresso, uno sviluppo che potesse giustificarne ogni crisi, ogni male e ogni inevitabile dolore. Eppure, molto prima del metodo storiografico di Voltaire o della grande filosofia dello spirito di Hegel, gli storici dell'età classica Erodoto, Tucidide e Polibio avevano già rinunciato a questa monumentale prospettiva. Per il pensiero classico, infatti, le gesta degli uomini seguono il corso dell'eterna ciclicità del cosmo; non il corso della rivoluzione sociale, ma della rivoluzione immutabile degli astri. Fra queste due visioni antitetiche della storia si colloca, secondo Karl Löwith, la prospettiva giudaico-cristiana, che opera una rottura fondamentale: tanto per il credente quanto per il filosofo della storia, il senso degli eventi non è racchiuso nel passato, ma in un futuro escatologico sempre a venire, capace di determinare ogni fatto alla luce di una storia della salvezza, al cui termine è attesa la redenzione. Ma se il primo è in grado di portare la croce, il secondo secolarizza la speranza religiosa nell'incondizionata fede nel progresso, tanto "cristiana nella sua origine" quanto "anti-cristiana nelle sue conseguenze".

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4 di 5 su 1 recensione

Significato e fine della storiaDi c. lello-27 settembre 2011

Non condivido la tesi di fondo di Lowith, sebbene sia parecchio interessante, convinto che ogni filosofia della storia delineatasi nella cultura occidentale dopo Cristo - dal De civitate Dei, quindi, fino a oggi - non sia che la traduzione speculativa diretta o indiretta, ammessa o sottaciuta, del significato e del fine dato alla storia universale dall'annuncio cristiano. Neppure autori dichiaratamente atei (Marx, a. E. ) sfuggirebbero di fatto, nella loro opera, a una secolarizzazione della visione cristiana della storia. Se nella visione pre-cristiana della storia universale prevaleva o il modello della decadenza (età dell'oro, dell'argento, del ferro... ) o quello ciclico di matrice stoica, ora - secondo Loewith - si sarebbe invece definitivamente affermato il modello vettoriale per il quale la storia ha un'origine - la creazione dell'uomo -, uno zenith - l'incarnazione di Cristo - e un approdo finale - la parusìa: il ritorno glorioso del Messia alla fine dei tempi -. Con la grande eccezione di Nietzsche, beninteso. Che non è poca cosa.