Segreta Penelope di Alicia Giménez-Bartlett edito da Sellerio Editore Palermo

Segreta Penelope

Collana:
Il contesto
Traduttore:
Nicola M.
Data di Pubblicazione:
31 agosto 2006
EAN:

9788838921322

ISBN:

8838921326

Pagine:
271
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Trama Segreta Penelope

Per chiunque abbia fatto parte della generazione che fu giovane negli anni Settanta del Novecento, la generazione dell'autrice, Sara è un essere molto familiare. C'era una Sara, più o meno vicina al modello, quasi in ogni gruppo, nota, conosciuta o mitizzata in ogni compagnia di amici e di colleghi di studio. Magnetica incarnazione dello spirito del tempo; prova apparente che il buon selvaggio non fosse un mito ma il futuro liberato dalla corruzione del potere civile. E l'incarnazione si realizzava nella libertà sessuale: naturale, autentica, mai esibita, antiideologica, Eros trionfante su Thanatos, Dioniso su Apollo, l'innocenza infantile del piacere sulla malizia del vizio. E naturalmente tale identificazione della libertà con la sessualità doveva apparire ancora più naturale ed anticonformista nella Spagna da poco uscita dal bigottismo del Franchismo della Sara di questo libro. Ma nessuno sapeva cosa ne sarebbe stato di una Sara dopo il tragico inevitabile; dopo il trauma di scoprire che anche quella libertà era solitaria e illusoria, e obbligatorio il ritorno ai ruoli donneschi di madre e di moglie. Il romanzo di Alicia Giménez-Bartlett invece parte da qui. E mira a ricostruire che cosa successe a Sara nel corso del tempo del dopo. Lo rievocano, i giorni successivi al suicidio di Sara, le amiche che formavano il suo gruppo, il bolso personaggio che ne divenne il marito, la figlia che mai poteva amarla, fino alla scoperta del più intimo ultimo segreto, dell'ultimo inaccettabile amore.

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1 di 5 su 1 recensione

Macchinoso e fuori dal tempoDi C. Guido-15 dicembre 2014

Non mi è piaciuto. Puntualmente, quando un autore diventa famoso e comincia a vendere solo con l'esposizione del proprio nome, ecco che le case editrici vanno a spulciare anche le sue note delle spese per vendere senza fatica. L'autore, almeno finché è in vita, dovrebbe però rifiutarsi, se non altro per rispetto dei suoi lettori. Del libro, che dire? È scritto come una sorta di diario-cronaca, una specie di autoanalisi collettiva di un gruppo di amiche, ma risulta macchinoso, poco scorrevole (quindi poco leggibile) e anche "fuori tempo" (le donne hanno ampiamente superato quella fase autodistruttiva in cui, anche se erano vittime, si davano inconsciamente la colpa di tutto arrivando in casi estremi anche al suicidio). Non voglio infierire, ma sarei tentato di buttarlo via: solo il mio incondizionato amore per i libri me lo fa mettere su uno scaffale, a disposizione di una delle mie figlie, nel caso una di loro lo volesse leggere. Per fortuna sia mia moglie sia le mie figlie sono diverse dalle donne descritte nel libro: sono esseri umani, non esseri pietosi sprovvisti di dignità.