Se la cura si ammala. La caducità dell'analista di Rita Corsa edito da Kolbe Edizioni

Se la cura si ammala. La caducità dell'analista

Data di Pubblicazione:
2011
EAN:

9788881420674

ISBN:

8881420678

Pagine:
200
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Se lo psicoterapeuta si ammalaDi m. pierpaolo-16 luglio 2011

A quanti - per professione o per necessità - frequentano o hanno frequentato il mondo sanitario sarà forse capitato di riflettere su una sensazione diffusa: sembra che chi riveste il ruolo di curare gli altri (medico, psicoanalista o psicoterapeuta che sia) spesso ritenga di acquisire una sorta di visto per soggiornare nella sofferenza altrui, rimanendo comunque immune da ogni patologia. Purtroppo non è così e, a scapito di ogni umana illusione di onnipotenza, spesso la realtà dei fatti costringe il terapeuta a confrontarsi con la fragilità del proprio corpo, nel momento in cui si ammala a sua volta. Se tale esperienza è certo difficile per il "normale" medico, tanto più complessa e rischiosa si rivela la situazione per gli "specialisti della psiche", che quotidianamente si confrontano con il disagio mentale e d'improvviso si trovano a fare i conti con il turbamento indotto da una personale, grave affezione fisica. E' questo lo spinoso tema su cui si interroga Rita Corsa, in un libro dal titolo significativo ("Se la cura si ammala. La caducità dell'analista") , pubblicato a Bergamo dalle edizioni Kolbe. L'autrice, medico psichiatra e psicoanalista, nel suo volume agile ed elegante, pone delle domande concrete, di importanza cruciale per analisti, psichiatri e psicoterapeuti: cosa accade nell'analista, nel paziente e nel campo relazionale, quando il primo si ammala gravemente? Quali difficoltà nel lavoro, quali danni all'identità professionale del terapeuta possono derivare da una seria affezione organica? E ancora: i pazienti vanno informati di quanto accade? E se sì, in quali termini e con quali modalità? Rita Corsa ovviamente non pretende di dare delle risposte esaustive, ma illustra ampiamente le diverse posizioni che la letteratura psicoanalitica ha espresso su un tema peraltro poco approfondito (soprattutto in Italia) , offrendo una propria strategia, anche alla luce di significative esperienze professionali, nella consapevolezza delle preziose risorse emotive e psichiche cui è possibile attingere. Ma sarebbe limitativo descrivere questo libro come una sorta di "guida operativa" per addetti ai lavori in aree impervie. E' (anche) un'affascinante riflessione sulla caducità della condizione umana di fronte all'esperienza della sofferenza, cui non sfugge il terapeuta, ad onta delle razionalizzazioni e negazioni che l'"ideologia" analitica ha talvolta coltivato. Una riflessione che si sviluppa intrecciando con sapienza casi clinici, storia del pensiero psicoanalitico e di alcuni suoi pionieri e persino le emozioni della grande arte figurativa. Nello sviluppo del suo pensiero, l'autrice si sofferma, infine, sui riflessi di questo problema sul piano etico. Il riconoscimento sincero e non ambiguo della propria vulnerabilità fisica e psichica da parte dell'analista, oltre ad essere un ineludibile imperativo di ordine deontologico, favorisce il ripristino della pari dignità tra soggetti e rivitalizza il rapporto terapeutico. In conclusione, un libro senz'altro raro e coraggioso. Da raccomandare caldamente, non soltanto agli addetti ai lavori.