Un sacerdote massone. Antonio Jerocades (1738-1803) poeta neo-platonico, massone e, infine, giacobino di Guglielmo Adilardi edito da Polistampa
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Un sacerdote massone. Antonio Jerocades (1738-1803) poeta neo-platonico, massone e, infine, giacobino

Editore:

Polistampa

Collana:
Massoneria
Data di Pubblicazione:
30 aprile 2010
EAN:

9788883041013

ISBN:

8883041011

Pagine:
84
Formato:
brossura
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Un sacerdote massoneDi a. guglielmo-30 settembre 2009

Prefazione di Aldo A. Mola Questo saggio di Guglielmo Adilardi sull'abate massone Antonio Jerocades giunge in buon punto per molti motivi. In primo luogo esso s'inserisce autorevolmente nell'àmbito della riscoperta dell'illustre patriota e letterato intrapresa per impulso della sua nativa Parghelia, con anticipo sulla rievocazione - non meramente celebrativa - del bicentenario della Repubblica napoletana del 1799: un ciclo di convegni e pubblicazioni che (ed è questa la seconda ragione d'interesse del lavoro di Adilardi) colloca la complessa vicenda del cantore d' "Hiramo" nel quadro dell'articolata formazione del mondo massonico del Mezzogiorno d'Italia, visitato da Friedrich Munter e dal J.Wolfgang Goethe, il cui massonismo, sia detto per inciso, è rimasto del tutto ai margini nelle tante ma poco innovative pagine dedicategli nel 250° della nascita. A richiamare l'attenzione sulla rilevanza dell'appartenenza alla massoneria di Jerocades, come di molti altri protagonisti della vita politico-culturale italiana del secondo Settecento, ora non sono solo i massonologi d'antan. Lo si coglie dalla messe di opere in questi ultimi tempi proposte dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli e da ricerche di storici (da Giuseppe Giarrizzo a Anna Maria Rao, da Antonio Piromalli a Luigi M. Lombardi Satriani....per finire a Maria Augusta Morelli Timpanaro) grazie ai quali l'indagine sulle "sorgenti della massoneria" (per usare la felice formula di Ruggiero Ferrara) si libera dall'aura di stravaganza dilettantistica per concorrere alla comprensione globale dei modi nei quali anche l'Italia (partecipasse) concorse al rinnovamento europeo tra illuminismo e "grande rivoluzione", con apporti originali. Dieci anni dopo il suo primo volume sull'Antica Condanna , Guglielmo Adilardi torna sulle origini del conflitto tra Chiesa e Massoneria: attraverso l'indagine sul pargheliota autore del Codice delle leggi massoniche ad uso delle Logge Focensi, fedele all'iniziazione ai misteri d'Hiram non meno che a quelli della chiesa cattolica dalla quale - è bene ripeterlo una volta di più - egli non si separò mai, al di là di conflitti, tensioni, "punizioni": sino al suo trapasso all'Oriente Eterno nell'ex Convento dei gesuiti di Tropea. Certo erano ormai gli anni nei quali l'Ordine del Grande Architetto era dipinto a tinte fosche da un abate di tutt'altro intento: il Francois Lefranc del Velo alzato pe' curiosi o sia il Segreto della rivoluzione di Francia manifestato col mezzo della setta de' Liberi Muratori e negl'informati e deformanti Mémoires dell'abate Augustin Barruel, riproposti in apposita e manipolata edizione proprio a suggello della controrivoluzione e a macabra "legittimazione" dell'infame sterminio attuato da Nelson e da quella regina Maria Carolina un tempo osannata dai massoni napoletani quale loro usbergo e tutrice. Motivo in più, questo, per fermare l'attenzione sulla dimostrazione di compatibilità tra professione cattolica e frequentazione dei templi massonici attestata dall'esperienza di Antonio Jerocades. Proprio il suo "caso" - emerge da queste utili pagine di Adilardi - concorre a una valutazione serena dei tornanti che condussero all'irrigidimento dell'antica condanna sino a renderla apparentemente immodificabile, benché ormai anche "La Civiltà Cattolica", proprio mentre con una mano ribadisce l'inconciliabilità tra metodo massonico e fede cattolica, con l'altra prende pacatamente atto che, decenni dopo la Costituzione apostolica In Eminenti... di papa Clemente XII in tanta parte della cattolicità le logge non solo non erano animate da alcun atteggiamento specificamente anticristiano o irreligioso sibbene risultavano popolate di fedeli osservantissimi e perfino da eminenti ecclesiastici: fra i quali anche il Colloredo che tante sofferenze inflisse al "fratello" Wolfgang Amadeus Mozart. Né poteva essere diverso in un Europa ancora sotto il segno di Francesco Stefano di Lorena ricevuto massone e personalmente garante della compatibilità tra loggia e Sacro Romano Impero, tra il sistema durato nei secoli a fondamento dei principi del bene e del male nel concreto della storia e quello proposto dalla Libera Muratoria. Abbiamo rilevato altrove che la Massoneria - e l'italiana in ispecie - non mise affatto a frutto la vicenda di Antonio Jerocades, così come del resto accadde per l'altro celebre abate massone del nostro Mezzogiorno: il Domenico Angherà. Perciò siamo grati a Guglielmo Adilardi, ideatore e direttore della nuova rivista di cultura esoterica "Panarion", per questa acuta sintesi della ricca biografia di Antonio Jerocades.